Negli ultimi giorni, una nuova parola è riuscita a spodestare “asintomatico” o “vaccino” dall’essere il termine più utilizzato in questo periodo di pandemia. La nominano tutti: le istituzioni dell’UE, il nostro primo ministro Mario Draghi, i conduttori dei telegiornale. Alcuni giornali come “Il Sole 24 Ore” o il “Corriere della Sera” vi fanno addirittura articoli (come quelli pubblicati ieri).
È sulla bocca di tutti, anche della nostra. Ma cos’è davvero il “green pass“? A cosa serve? Chi ne ha diritto? Chi lo rilascia? Quanto dura?
L’utilizzo del “green pass” è stato inserito nel decreto legge anti-covid, approvato dal Consiglio dei ministri il 21 aprile, che ha istituito quella che, ufficialmente, si chiama “certificazione verde“.
Quest’ultima dimostra: di aver effettuato entrambe le dosi di vaccino; di essere guariti dal covid-19 o di essersi sottoposti a tampone (negativo) nelle ultime 48 ore.
Il pass può essere richiesto direttamente ai soggetti autorizzati. Per essere chiari, in caso di vaccinazione con entrambe le dosi, viene rilasciato in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria dove è stata effettuata la vaccinazione; in caso di guarigione dal covid sarà il medico di base a certificare la guarigione, oppure la struttura dove si è stati curati; in caso di tampone negativo deve essere richiesto al laboratorio dove è stato effettuato il controllo.
La certificazione, attualmente, serve per spostarsi tra le regioni in zona arancione e rossa o visitare gli anziani nelle case di riposo. Da giorno 15 giugno servirà per: partecipare a cerimonie civili o religiose, banchetti di nozze, fiere convegni e congressi. Inoltre, si ipotizza un suo uso in caso di eventi o spettacoli come concerti o serate in discoteca.
Il green pass serve per spostarsi solo all’interno della nostra penisola, ma al momento può essere utilizzato anche per viaggiare in Europa (nei Paesi che lo accettano) in attesa che venga istituito il “Digital green Certificate“. Quest’ultimo è il green pass europeo che entrerà in vigore, a giugno, dopo la definizione di regole e comportamenti comuni a tutti i 27 paesi dell’Unione Europea. Esso servirà per muoversi liberamente tra gli Stati evitando quarantene o ulteriori test.
Tornando in casa nostra, la durata della “certificazione verde” dipende dal tipo di certificato che viene presentato. Nel caso di certificato vaccinale la durata è di 9 mesi. Il certificato di avvenuta guarigione dal covid dura 6 mesi dalla data di fine isolamento, mentre il referto del tampone negativo, molecolare o antigenico, vale solo 48 ore dal controllo.
Nella (verde) speranza che il più presto possibile si torni a quella che definivamo normalità, continuiamo a stare attenti e prudenti per noi stessi e per chi ci sta vicino. Le parole d’ordine sono sempre quelle: mascherine (specialmente al chiuso), distanziamento e vaccino. Una luce in fondo a questo tunnel, chiamato coronavirus, inizia a intravedersi, non fermiamoci proprio ora!
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