Immaginate un calciatore gay che sia dichiarato o no pubblicamente. Entra nello spogliatoio. Si dirige al suo solito posto. Arriva il suo compagno di squadra e iniziano una qualsiasi conversazione. Dopo essersi sorbito per giorni le migliori prestazioni del suo compagno di squadra con la propria partner, questo calciatore ha deciso di iniziare la stessa conversazione. Con la differenza che il partner è dello stesso sesso, è un maschio, un ragazzo, un uomo. Nel 2022 come sarebbe ancora la reazione? Semplice, nella maggior parte dei casi di disgusto, ribrezzo. E quindi in questo caso sorge la domanda: non dovrebbe disgustarsi anche il calciatore gay ascoltando i racconti del suo amico? Certo, ha tutta la legittimità di farlo. Questa è una società libera, democratica, dove il proprio parere è sventolato ai quattro venti senza alcun timore. E invece come sarebbe l’esito di una conversazione del genere?
PRIMA REAZIONE: l’amico etero manifesta il suo disappunto sulla conversazione. A quel punto il calciatore gay fa lo stesso nei suoi confronti e trovano un compromesso: smetterla di parlare delle proprie prestazioni sessuali se questa disturba l’interlocutore.
SECONDA REAZIONE: l’amico etero manifesta il suo disappunto sulla conversazione. Questa volta aggiungendo una risata e mostrandosi felice per il proprio amico ma chiedendo di non scendere nei particolari. Quindi trovano un compromesso: i dettagli delle prestazioni sessuali dell’amico etero potrebbero urtare l’amico gay, non tanto per la presenza di una donna nel racconto. Per la libertà naturale non concessagli in un contesto calcistico nel raccontare storie del genere. Quindi essendosi creato un siparietto goliardico, decidono che se uno avesse raccontato le prestazioni nei minimi dettagli, l’altro avrebbe fatto lo stesso.
TERZA REAZIONE: l’amico etero manifesta il suo disappunto, ma questa volta in modo cinico e denigratorio. Sposta il suo borsone, prende le sue cose e si accomoda da un’altra parte. Vicino ad un compagno eterissimo come lui. E magari consiglia agli altri di stargli lontano. Questa conversazione non trova un compromesso. Perché la conversazione si è interrotta prima che si potesse trovare. Soprattutto si è interrotta bruscamente. Lasciando solo un individuo con l’unico fardello di essere gay.
Questa è una conversazione fittizia con delle principali reazioni che potrebbero accadere. Non abbiamo la certezza assoluta che siano avvenute. Forse non sono mai accadute, o forse sì. O forse accadranno, data una leggera percentuale in crescita di calciatori maschili che stanno facendo coming out. Il calciatore australiano classe ’99 Josh Cavallo nel 2021, e pochi giorni fa il calciatore inglese classe 2005 Jake Daniels. In passato, invece, ci sono stati calciatori come Robbie Rogers e forse il primo martire della comunità gay calcistica Justin Fashanu. Una storia che mescola talento calcistico ma anche tanta solitudine dopo aver fatto coming out. Una solitudine quasi voluta, a detta del fratello minore John, per essersi dichiarato gay. Nel 1990, infatti, all’età di ventinove anni si dichiarò pubblicamente gay. Andando in pasto alla gogna mediatica. Essendo Fashanu un giocatore di una certa fama.
Rakitic e Carriço nella finale di Europa League del 2014
I TIFOSI E LA STAMPA:
Il calcio è un gioco da maschi, ma non è il gioco da maschi. Questo machismo, però, si è generato agli albori di questo sport. La cattiveria agonistica, le entrate assassine, le spallate, i contrasti, e perché no, anche le risse. I tifosi lo vogliono un certo tipo di calcio, soprattutto quando si scende di più nelle categorie. Quando la tecnica viene a mancare, e deve prevalere la forza, l’agonismo, per farsi amare dai tifosi. Bene, questa forza e questo agonismo, secondo i tifosi più conservatori e attaccati alle radici, non appartiene al genere femminile, in questo caso a chi accusano di essere gay.
Il termine gay nelle sue varianti, nel mondo del calcio, è un termine il più delle volte usato come dispregiativo. Come a raffigurare quell’atleta come una persona debole, fragile, che ha paura di farsi male. Quindi non un vero uomo pronto a sacrificarsi e ad immolarsi per la propria squadra. Probabilmente uno dei miti più assurdi nel calcio, chissà quanti giocatori giocavano in quel modo ma non si sono mai dichiarati. La parte peggiore però arriva anche dal lato opposto, ovvero nei confronti dei giocatori avversari. Colpire i punti deboli di una persona facendo leva sulla natura, o sulla presunta natura, della vittima è l’apice della provocazione. Un bullismo che si genera sugli spalti con l’atto di disorientare e distrarre il giocatore della squadra avversaria. Una pratica presente anche sul campo tra gli stessi calciatori. L’intenzione di colpire la psiche della persona, renderla vulnerabile e quindi, allo stesso tempo, nervosa.
Una pratica che non è molto diversa da chi pratica il razzismo, che sia sugli spalti o in campo. Le analogie sono le stesse. Forse meno frequenti, ma con un impatto più devastante.
Torniamo alla storia del già citato Justin Fashanu. Era il 1990 e Fashanu già all’età di 29 anni era in una fase calante della sua carriera. Aveva molta paura a fare coming out, ma poi si convinse. Vendette il suo coming out come uno scoop per racimolare qualcosa, ma poi i media fecero il loro becero lavoro. Perché qui non si parla di pettegolezzi tra amici o amiche, si parla di stigmatizzare una persona che ha la colpa di essere gay per gli scandali sessuali avvenuti in quegli anni.
E purtroppo lo stesso Fashanu acconsentì a queste interviste per guadagnare soldi, essendo ormai divenuto a tutti gli effetti un reietto. Facendo credere alla stampa di essere coinvolto. E fu un suo grande errore.
Justin Fashanu
Per riuscire a scrollarsi di dosso quest’aggettivo, instaurò una relazione con una donna, poi andò in America per cominciare la sua vita da allenatore. Quando sei una star, però, e in quel momento sei sulla bocca di tutti, ogni soluzione può rivelarsi l’ennesima maledizione. Venne accusato di molestie sessuali da un ragazzo di diciassette anni. All’ennessima accusa, Justin scappò in Inghilterra per mettere fine a questa storia impiccandosi. Lasciò una lettera di addio in cui scrisse che il ragazzo fu consenziente ma il giorno dopo gli chiese dei soldi per la prestazione.
Justin scrisse che gli negò quei soldi e di risposta ricevette il ricatto del ragazzo. La lettera continua dicendo: ‘essere una star e gay allo stesso tempo è difficile, ma tutti hanno difficoltà al momento, non posso lamentarmi.’
Una storia triste poco nota, ma che sicuramente in Inghilterra un certo spessore l’ha avuta. In Germania, invece, è Thomas Hitzlsperger a diventare uno dei primi professionisti tedeschi a fare coming out. Sebbene lo abbia fatto a fine carriera, l’anno dopo essersi ritirato, cioè nel 2014. Thomas è stato alcuni anni con una donna, dopo la rottura è rimasto single per altrettanti anni, e quando capì di essere gay l’ha tenuto nascosto fino al termine della sua vita da calciatore. Aveva paura a dichiararsi quando giocava, dirrà in seguito in un’intervista. Per il suo coraggio, ha ricevuto elogi dal governo tedesco e dai suoi compagni di squadra, tra cui Lukas Podolski, e l’allenatore dell nazionale tedesca Joachim Löw.
Thomas Hitzlsperger
Ma a questo punto, nel 2022, il coming out di un calciatore deve ancora essere una notizia da prima pagina o potrebbe risultare una notizia normale? Un calciatore gay deve ancora aver paura delle conseguenze o essere libero di esprimere la propria natura? Certamente in alcune nazioni la paura è tanta, anche per i paesi già citati per i casi.
E senza dubbio in Italia la propaganda della destra contro la comunità gay ed LGBTQ+ non aiuta, e non solo nel nostro bel paese.
Nei paesi conservatori, che ogni giorno mostrano il loro rifiuto ad una nazione progressista e all’avanguardia, un calciatore che fa coming out potrebbe vivere il suo peggior incubo. E se una notizia che oggi consideriamo normale nell’amato mondo del pallone è ancora considerata da prima pagina per una questione di sensibilizzazione, allora vuol dire che di strada ce n’è ancora tanta da fare.
Simmaco Munno
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Nato a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la letteratura, la linguistica, la musica, sa mettere le mani almeno su tre strumenti e i videogiochi, chiedendosi ogni giorno quale sia il suo scopo nella vita fingendo di essere un filosofo.