«Un’occasione straordinaria che verrà ricordata»: così è stata definita la Conferenza Internazionale dei ministri della Cultura organizzata a EXPO dall’Italia. Durante l’evento è stata approvata la cosiddetta Dichiarazione di Milano, un documento congiunto con cui gli 83 paesi partecipanti «condannano la violenza contro il patrimonio culturale mondiale». Con grandissima sorpresa si è verificata un’elevata partecipazione dei ministri della Cultura provenienti da ogni nazione, dovuta in particolare al fatto che il ruolo del nostro Paese nella cultura è riconosciuto molto più all’estero che dentro i confini nazionali.
Il documento, firmato al termine dei due giorni di lavori e discussioni, esprime «la più ferma condanna all’uso della violenza contro il patrimonio culturale mondiale», nonché la solidarietà alle nazioni colpite da catastrofi naturali, sollecitando la comunità internazionale ad operare per la salvaguardia e il recupero dei beni culturali. Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha inoltre aggiunto: «Non dobbiamo mai sottovalutare il nostro ruolo, la nostra capacità di dialogo, in un mondo in cui magari ci possono essere tensioni. Il ruolo della cultura può essere uno strumento per superare le controversie».
Durante la conferenza è emersa la volontà di costruire un percorso comune da intraprendere e a tal proposito saranno organizzate numerose iniziative, tra cui l’assemblea mondiale dei musei a Milano, nel 2016. Inoltre, le delegazioni straniere hanno potuto ammirare personalmente alcuni capolavori italiani, come il Barbiere di Siviglia di Rossini ed il Cenacolo di Leonardo Da Vinci. Molto significativo anche l’intervento di Umberto Eco, che manda un messaggio chiaro e toccante: «La conoscenza di altre culture non elimina l’odio e la diffidenza per chi è diverso da noi e non dobbiamo fingerci anime belle e pensare che con il contatto culturale si possano salvare i bambini che muoiono di fame in Africa. Ma non dimentichiamo che è stato anche su sollecitazioni culturali che tanti volontari sono partiti per prestare la loro opera verso Paesi in difficoltà, scoprendo, tramite una cultura differente, che qui popoli erano uguali a loro».
Linda Pedonese
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