Da tempo, non si vedeva la Nazionale unire (come sta facendo quella allenata da Roberto Mancini) e allo stesso tempo dividere un Paese. Se dal punto di vista delle vittorie, delle prestazioni, delle emozioni, l’Italia sta facendo una gran bella figura a Euro 2020, in “campo” di battaglie sociali la figura degli Azzurri non è stata altrettanto buona. Stiamo parlando, ovviamente, della questione relativa al Black Lives Matter e dell’inginocchiarsi o no, prima del fischio d’inizio.
Tutto è partito da quando, nella terza partita del girone contro il Galles, soltanto cinque giocatori italiani (Bernardeschi, Belotti, Emerson Palmieri, Pessina e Toloi) compiono quel gesto simbolico; mentre gli avversari (come loro abitudine) si inginocchiano tutti.
Lo stesso Pessina, in una conferenza stampa di qualche giorno dopo, ha cercato di giustificare l’atteggiamento dei compagni, così: “Non ne avevamo parlato, col Galles siamo stati colti un po’ alla sprovvista. Ma la linea è quella, la pensiamo tutti uguale”.
Seguono le prime polemiche, con politici di vari schieramenti, già pronti a dire la loro e a puntare il dito contro chi si è inginocchiato o chi non l’ha fatto. Ma la politica meglio lasciarla fuori dal calcio, dallo sport, da questo discorso. (Come dice Federico Buffa, in uno dei suoi racconti, “il calcio, come sempre, batte la politica 2-0“).
Passano i giorni e si arriva alla vigilia di Italia-Austria, quando il nostro capitano, Giorgio Chiellini, comunica che “Combatteremo il razzismo in altro modo“. Gli austriaci, come noi, non sono soliti inginocchiarsi e quindi sabato sera, a Wembley, nessuna delle due squadre compie questo gesto.
Fin qui nulla di male, inchinarsi non deve essere certo un’imposizione. Problema, però, che lo stesso Chiellini ha poi aggiunto: “Ci inchineremo per sensibilità e solidarietà quando lo farà l’altra squadra“.
Per fare subito un esempio, venerdì sera contro il Belgio, i nostri giocatori si inginocchieranno perché Lukaku e compagni sono così abituati a fare. Ecco il problema è proprio questo: il non scegliere, o, se volete, l’adeguarsi agli altri.
La troppo più grande questione del razzismo non verrà di certo risolta da un gesto simbolico, ma il fatto di non prendere una decisione a riguardo non può che far nascere polemiche. Inginocchiarsi a partite alterne è davvero senza senso, per non dire ridicolo.
Non bisogna farlo per solidarietà nei confronti dell’avversario, per uniformarti. Lo si deve fare solo se si avverte la necessità di farlo. Per lanciare un messaggio ai milioni di spettatori che ti guardano. Per far capire che questo problema riguarda tutti e che ognuno deve fare la sua parte.
A dirla tutta, anche la FIGC ha la sua parte di “colpa”. La federazione italiana non ha preso una decisione in tal senso e, nel comunicato di qualche giorno fa, se n’è lavata le mani scaricando la palla ai giocatori.
Quest’ultimo, inizia così: “La Federazione Italiana Giuoco Calcio, nel ribadire il suo impegno incondizionato e quello di tutti gli Azzurri contro il razzismo e ogni discriminazione, ha ritenuto opportuno lasciare alla squadra la libertà di aderire alla campagna Black Lives Matter“.
In conclusione Azzurri non vogliamo dirvi cosa fare, ma vi chiediamo di scegliere. Come una volta ha scritto Paulo Coelho: “A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione e altri sceglieranno per lui“.
Come foto, non potevamo che scegliere il murales realizzato, a Roma, dall’artista Harry Greb con i nostri giocatori inginocchiati e la scritta “Do the right thing“. “Fate la cosa giusta”. Anzi, fate LE cose giuste: scegliete VOI cosa fare e regalateci un’altra gioia, speranzosi del fatto che la prossima partita sappiate come comportarvi.
Fonte foto: Roma Today
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
È entrato a far parte di Voci di Città…prima come tirocinante universitario…poi come scrittore nella redazione generalista. Adesso si occupa della Serie A con la rubrica “top & flop” e delle breaking news grazie alle quali si occupa dei temi più svariati: dallo sport all’attualità, passando per le storie più importanti, centrali o divertenti del momento.
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