È morto Angelo Licheri, l’uomo che si calò nel pozzo di Vermicino per tentare di salvare Alfredino Rampi. L’uomo ragno, così come fu soprannominato dopo quella tragedia, era ricoverato già da otto anni in una clinica a Nettuno, in provincia di Roma. Tra le visite più frequenti, quelle dei giornalisti interessati ai suoi racconti.
I fatti risalgono al 1981, quando un bambino di quasi sei anni (Alfredo Rampi) cade in un pozzo artesiano a Selvotta, una piccola frazione di campagna in provincia di Frascati situata lungo la via Vermicino che collega il capoluogo di provincia a Roma.
Dopo quasi tre giorni di tentativi di salvataggio, il 13 giugno 1981, Alfredino morì dentro il pozzo a una profondità di sessanta metri.
Licheri era un volontario arrivato a Vermicino dopo aver appreso della notizia. Si fece calare a testa in giù la notte tra venerdì 12 e sabato 13 giugno, restando nel pozzo per 45 minuti (il triplo di quanto era stato pattuito). Fu l’unico che, in quelle sessanta ore, riuscì a raggiungere il bambino. Ogni prova di salvataggio fu purtroppo inutile.
Queste le sue parole in un’intervista recente rilasciata a Fanpage.it.
“Non mi sento un eroe, mi sento una persona che ha fatto di tutto per aiutare un bambino. Leggendo sul giornale di un bambino caduto in un pozzo, il mio unico pensiero è stato quello di andare in suo soccorso.
Appena sceso con le mani l’ho toccato, con un dito gli ho pulito la bocca, poi gli occhi. Lui rantolava. Gli promettevo cose bellissime, gli dicevo quando usciamo da qui ti compro una bicicletta, intanto lavoravo per cercare di liberargli le mani per infilargli l’imbracatura.
L’ho messa partendo dalle spalle, girando sotto alle ascelle e riportandola indietro. Ho intimato il tirate su, ma hanno dato uno strattone e il moschettone si è sganciato. Ho provato a prenderlo sotto le ascelle, ma davano strattoni impossibili. Quando l’ho preso dai polsi hanno tirato ancora e gli ho spezzato il polso sinistro. Il bambino non si è neanche lamentato e mi sono sentito in colpa”.
Poi l’ultimo tentativo: “L’ho preso per l’indumento (una canottiera), ho sentito che cedeva. A quel punto gli ho lanciato un bacio e sono tornato su“.
Quest’estate, a distanza di quarant’anni dal tragico evento, Sky Cinema aveva realizzato una serie tv: “Alfredino – Una storia italiana“.
L’uomo, di origine sarda, viene così ricordato dal presidente della Regione Christian Solinas: “Un uomo umile e generoso, l’eroe della porta accanto, nel quale si incarnò la speranza di tutta l’Italia di rivedere sano e salvo Alfredino Rampi.
Il suo esempio di altruismo e di eroica generosità ci rende orgogliosi come sardi e resterà vivo nei nostri cuori, così come il ricordo della piccola vittima della tragedia. Sono certo che Alfredino lo abbia accolto in Cielo, con quell’abbraccio che purtroppo, quel giorno, non fu possibile“.
I funerali si terranno domani, alle ore 15, presso la parrocchia “San Apostolo di Tre Cancelli” a Nettuno.
Fonte foto: ANSA
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Giuseppe, classe 1999, è uno studente universitario, un aspirante giornalista e un grande sognatore. Fin da piccolissimo è appassionato di sport, unica fonte di distrazione che permetteva ai suoi genitori di farlo mangiare, e giornalismo. Simpatiche, a tal proposito, la scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
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