Diva: Rossa, alta 33 metri e profonda 6 è la nuova opera d’arte brasiliana che rappresenta una vulva. L’artista è Juliana Notari che ha voluto incastrare nel terreno questa scultura tanto “umana” quanto provocatoria.
L’opera intitolata Diva ha lo scopo di “mettere in dubbio il rapporto tra natura e cultura nella nostra società fallocentrica occidentale e antropocentrica”. Infatti secondo l’artista, nella nostra società abbiamo un problema sempre più ricorrente: la misoginia e la disuguaglianza di genere.
“Questi problemi stanno diventando sempre più urgenti: del resto, sarà attraverso un cambio di prospettiva del rapporto tra umano e non umano che potremo vivere più a lungo su questo pianeta e in una società meno iniqua e meno catastrofica”.
Queste dichiarazioni di Juliana Notari le possiamo trovare nel suo post di Facebook pubblicato proprio per annunciare l’opera. Parole che sono state condivise 12 mila volte e commentate da più di 25 mila utenti.
Inutile dire che davanti alla Diva l’opinione si è divisa in due. Tra i commenti infatti troviamo sia quelli positivi come: “Il pezzo rappresenta una fantastica ribellione contro un governo che non solo denigra le donne, ma anche gli artisti, e mi piace che non sia collegato al genere. È della terra, è la natura, è pubblico ed è gratuito”. Ma possiamo trovare anche commenti negativi, e tra questi vince quello del filosofo e polemista Olavo de Carvalho: “Perché parlano male della figa di 33 metri invece di affrontarla con un cazzo?”.
Fortunatamente poi possiamo trovare commenti che ci fanno riflettere: “Vedo più indignazione per il lavoro di Juliana Notari, più perché è una vagina che altro. Se fosse un pene gigante potrebbe non suscitare così tanto odio (il fallo di Brennand lo prova)”. Riferimento alla Torre di cristallo di Francisco Brennand, che ricorda la forma di un organo genitale maschile.
Gli antichi romani avevano falli giganti vicino alle porte perché secondo loro portavano fortuna. Quindi, forse noi nel ventunesimo secolo potremmo cambiare prospettiva e credere che anche le vulve siano portatrici di qualche buona sorte.
Nicole Rastelli
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