In un calciomercato estivo 2021 che, a dispetto della crisi economica mondiale dovuta alle ripercussioni della pandemia da COVID-19, ha visto mettere a referto un quantitativo spropositato di cambi di casacca dal non indifferente rilievo tecnico e, soprattutto, monetario fra i quali Messi, Sergio Ramos e Donnarumma al PSG, Sancho al Manchester United e Grealish al Manchester City, a prendersi la scena nelle battute finali è stato, senza ombra di dubbio, il clamoroso ritorno di Cristiano Ronaldo al Manchester United, dopo tre stagioni di Juventus in chiaro (individualmente parlando)-scuro (in termini di affermazioni internazionali della squadra bianconera).
Alla tutto sommato modica cifra di 23 milioni di euro (bonus compresi), infatti, l’asso portoghese ripartirà dalla stessa piazza che lo ha lanciato nel firmamento del calcio mondiale e, dopo la pausa per le nazionali, si appresta a giocare la prima partita del proprio nuovo ciclo con i Red Devils ad Old Trafford, dove si recherà il Newcastle United per la quarta giornata della Premier League; insomma, con queste premesse, il ri-debutto di CR7 nella massima serie inglese sarà sicuramente una delle partite più viste in tutto il mondo…tranne che per i sudditi della Regina Elisabetta.
Infatti, la c.d. blackout rule farà sì che la partita venga regolarmente trasmessa dalle emittenti internazionali che hanno stipulato gli appositi accordi negoziali, a differenza delle controparti inglesi che non potranno mandare in onda alcuna immagine dell’incontro, prima della serata di sabato.
Si tratta di un’antica regola del calcio inglese e della sua diffusione audiovisiva che risale agli anni ’60 quando l’allora presidente del Burnley, Bob Lord, convinse gli altri presidenti della First Division e della Second Division a non consentire la trasmissione in televisione tra le 14.45 e le 17.15 di ogni sabato delle partite dei primi due livelli del calcio d’Oltremanica (e delle Coppe Nazionali), al fine di non incidere negativamente sull’afflusso dei tifosi agli stadi per le partite delle serie inferiori che, tradizionalmente, si giocano proprio in questa fascia oraria; tra l’altro, tale fattispecie trova un appiglio normativo nell’articolo 48 dello Statuto UEFA che, in astratto, consente ad ogni Federazione affiliata di non trasmettere incontri di calcio, nel fine settimana, proprio per un periodo massimo di due ore e mezza.
Tuttavia, ad oggi, l’unica federazione che si avvale di questa regola è proprio quella inglese che, oltre a non trasmettere incontri delle massime serie locali, a fortiori, non trasmette alcun incontro internazionale; curiosamente, in Inghilterra, non venne trasmesso neanche il debutto di Cristiano Ronaldo con la maglia della Juventus poiché l’incontro dei bianconeri in casa del Chievo Verona iniziò alle 18 italiane del 18 agosto 2018 e, quindi, alle 17 inglesi, ricadendo nella fascia oraria della blackout rule.
Apprezzabile nelle intenzioni ed espressione del forte rispetto degli inglesi per la propria tradizione calcistica (con squadre delle serie inferiori che vantano stadi e pubblico che farebbero invidia a molte squadre della nostra serie A), però, la blackout rule costituisce un notevole impedimento per i club della Premier League e della Championship, soprattutto, alla luce della rilevanza economica progressivamente acquisita dai diritti televisivi della trasmissione delle partite; proprio per questo motivo, sono stati numerosi i tentativi di superare la suddetta regola, ritenuta ormai obsoleta, e della quale si è messa in discussione l’effettiva efficacia ai fini della salvaguardia della presenza del pubblico negli stadi (come affermato nel 2011 da Juliane Kokott, avvocato generale tedesco della Corte di Giustizia dell’Unione Europea) e, con particolare riguardo ai principali club della Premier League che, grazie alla vendita di nuovi pacchetti di partite e highlights, potrebbero ulteriormente rimpinguare le proprie casse, come si vociferava nel marzo 2020, prima della pandemia che ha addirittura sospeso la blackout rule per il campionato 2020/2021 (vista l’impossibilità di recarsi allo stadio), salvo riprendere la propria piena vigenza a partire dalla stagione appena iniziata.
Riuscirà la portata mediatica del ritorno di Ronaldo a consentire che si faccia un’eccezione a quest’antica norma?
Si tratterebbe di una seconda storica deroga nel giro di pochi giorni; infatti, il portoghese è riuscito a riavere la “propria” maglia numero 7, dapprima scelta da Edinson Cavani, a seguito di una concessione della Football Association che, in genere, non consente cambi di numero dopo la presentazione delle liste ufficiali ma che, dato il peso della sigla CR7 (ormai, un vero e proprio brand internazionale), non ha potuto esimersi dal permettere il cambio in extremis, con l’uruguagio che ha ripiegato sul numero 21, già indossato in nazionale.
Insomma, Ronaldo non ha ancora messo piede in campo ma ha già dato tanto lavoro all’apparato burocratico del calcio inglese che, prima di sabato, dovrà decidere se derogare nuovamente ad una delle proprie regole più antiche e che più riflette l’attaccamento alla propria tradizione calcistica.
Christian Ferreri
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