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Cosa non abbiamo appreso dalla guerra dal passato sino all’attualità
12 Giugno 2024
Attualità

Cosa non abbiamo appreso dalla guerra dal passato sino all’attualità

Home » Attualità » Cosa non abbiamo appreso dalla guerra dal passato sino all’attualità

“Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore”.

Gli ultimi toccanti versi tratti dal componimento “Uomo del mio tempo” di Salvatore Quasimodo. Un messaggio rivolto ai giovani quello del poeta, a cui fa un appello di incoraggiamento affinché essi possano discostarsi dai cadaveri dei padri, che hanno causato la guerra e tanto dolore nell’essere umano, attraverso (e soprattutto) grazie alla scienza. È un invito a migliorare, a prendere parte a un’umanità sconosciuta agli antenati che, tuttavia, si emancipa crudelmente dalla realtà che viviamo oggi.

L’uomo non ha capito niente. La sua apparente evoluzione conoscitiva è, in realtà, degenerazione della sua medesima persona. Così, vien da citare un altro grande poeta reduce di guerra, Giuseppe Ungaretti, che in una poesia intitolata “Veglia”, scriveva “Lettere d’amore alla vita”, alla quale non era mai stato così tanto attaccato se non quando si trovò vicino al corpo morto del “Compagno massacrato, con la bocca digrignata volta al plenilunio e con la congestione nelle mani che penetrava nel suo silenzio”.

L’uomo moderno, non è sazio di recare sofferenza, cosicché si accinge ad avanzare scoperte che rafforzino sempre più la sua voglia sadica di fare del male, attraverso meccanismi diabolici a partire dalle esercitazioni tattiche nucleari di Russia e Bielorussia, che hanno avviato ormai la seconda fase della guerra in corso in Occidente, in continuità alla prima di questa, diretta solo dalle forze di Mosca. Ma facciamo un passo indietro: com’è scoppiata la guerra tra Ucraina e Russia?

Breve excursus della guerra russo-ucraina fino ad oggi

È difficile dover riassumere un conflitto che si porta una lunga storia alle spalle ma proveremo a fare un breve excursus, in modo tale da ripercorrere le tappe fondamentali che ci hanno portato fin qui.

Il casus belli della questione sembra risalire, di fatto, al 21 Marzo 2014, anno in cui l’allora presidente ucraino Viktor Fedorovyč Janukovyč si era rifiutato all’ultimo minuto di firmare un “Accordo di libero scambio globale e approfondito”, nato come “Accordo di associazione tra Ucraina e Unione Europea”. Il trattato prevedeva, come si evince dal significato stesso, la cooperazione al libero scambio, nella misura in cui da una parte l’UE si impegnava a offrire risorse come grano e gas in cambio di riforme economiche da parte di Ucraina utili a riparare l’instabilità in vigore nel Paese. D’altra parte invece, L’Ucraina, aumentava le proprie esportazioni al fine di attrarre importanti investimenti esterni e costituire un’alleanza verso la politica di sicurezza e di difesa reciproca con L’UE.

Il fatto interessante è che lo stesso Janukovyč era stato l’iniziatore dell’idea di stringere delle trattative con l’UE, fino a pentirsene e abbandonare la sua carica di governatore. La sua preoccupazione era principalmente legata alla possibilità della Russia di applicare delle sanzioni economiche contro il Paese, già in serie difficoltà. Il Primo Ministro non aveva certamente considerato le conseguenze che ci sarebbero state dopo la sua decisione: lo scoppio della Rivoluzione ucraina.

L’annessione russa della Crimea

Se già dal Novembre del 2013 erano scoppiate a Kiev delle proteste da parte dei manifestanti in occasione dell’Euromaidan per contestare le decisioni devianti del Governo rispetto a quelli che erano stati gli “Accordi di associazione tra Ucraina e UE” che, dal suo canto, avrebbe invece cercato di trattare forme di alleanza economica con la Russia. Una situazione di tanto scompiglio come quella del 2014, non poteva che avviare una simile strage di avversioni.

Di fatto, la Rivoluzione fu seguita da una serie di eventi destabilizzanti come poteva essere quello dell’annessione alla Federazione Russa della Crimea, in seguito all’occupazione degli omini verdi che si erano insediati illegalmente nella comunità locale, sottraendola al proprio comando, fino ad annetterla successivamente a seguito di un Referendum sull’autodeterminazione della Penisola, tenuto appositamente il 16 Marzo, dando come risultato il 95,32% dei voti riguardanti la preferenza di annessione.

Il che avrebbe causato un aumento dell’intervento militare russo ai confini con l’Ucraina, per non dimenticare le consecutive reazioni violente sia a livello nazionale che internazionale, che ci portano ad oggi. Il conflitto dalle radici larghe e profonde minaccia ancora l’umanità, usando come principio di equilibrio la deterrenza di armi letali che potrebbero da un momento all’altro determinare quella “fine del mondo” di cui spesso parliamo e che viene esemplificata ogni giorno con la perdita massiccia di intere popolazioni.

Sul conflitto Israelo-Palestinese 

Un vero genocidio è, inoltre, il conflitto sulla Striscia di Gaza, territorio al confine tra Egitto e Giordania, luogo di rifugio occupato da immigrati palestinesi, a causa dell’inasprimento del rapporto arabo-israeliano maturato attraverso l’invasione arbitraria della Palestina da parte del Governo Israeliano, che nel 1948 aveva fondato quello che sarebbe nato come “Stato d’Israele”, conseguenza determinata dal fallimentare compromesso che aveva cercato di tirare su l’ONU nell’intento di temperare le tensioni esistenti tra “i due Stati”.

Una serie di ingiustizie che portarono, dopo l’evento cruciale della “Prima Intifada”, alla nascita nel 1987 di Hamas, organizzazione islamista, sunnita, fondamentalista nata come iniziativa dei fratelli musulmani allo scopo di rivendicare il diritto alla “Liberazione della Palestina” dal popolo d’Israele, che si è illegalmente e unilateralmente, in termini di accordi, appropriato di una terra che non è la propria e che, nonostante le avversità, combatte come sua.

Il compito delle “Organizzazioni per la Liberazione della Palestina”

L’iniziativa volta alla liberazione della Palestina non fu soltanto obbiettivo perseguito da Hamas. Dal 29 Maggio 1964, in un Consiglio nazionale avvenuto a Gerusalemme, la Lega Araba discusse della necessità di realizzare una società che rappresentasse il Popolo palestinese. La trattativa entrò in vigore proprio in seguito a quella riunione, che portò alla nascita della cosiddetta “OLP”, acronimo che sta per “Organizzazione per la Liberazione della Palestina”.

Quest’organizzazione era nata inizialmente allo scopo di compiere atti di guerriglia contro il Popolo d’Israele, anche se ben presto si sarebbe tramutata in un tentativo di negoziare rapporti diplomatici con la potenza avversaria, riconoscendone da qui, sebbene con varie difficoltà, lo Statuto legittimo. 

Differenze tra Hamas e OLP

Oltre la metodologia di combattimento che sembra chiaramente avversa tra le due organizzazioni se si pensa ad Hamas con la sua assunzione di razzi e bombardamenti, inclusi gli stessi attentati terroristici comprendenti, come se non bastasse, ostaggi e reclusioni illegali, ci sono atre motivazioni che deviano il rapporto tra queste due istituzioni, come l’approccio nei confronti d’Israele e, in generale, la prospettiva ideologica che li spinge a combattimento.

Di fronte a queste esemplificazioni di difesa del popolo palestinese, non bisogna però confondere i fini che hanno portato le due organizzazioni già citate ad operare. Se Hamas si è resa discordante nella firma al Trattato di Pace di Oslo con Israele nella “Soluzione dei due Stati”, continuando la sua azione nella Striscia di Gaza, nel caso dell’OLP, l’atteggiamento favorevole nei confronti del Trattato degli anni ’90 ha, per quel che ha potuto, evitato conseguenze burrascose che comunque sarebbero costate sia alla comunità israeliana che a quella palestinese. D’Altronde, lo stesso OLP, nel 2007, da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia di Gaza, ha tagliato i rapporti con l’organizzazione, considerandola una “Istituzione terroristica”.

Cultura e mobilitazione anti-guerra

È chiaro che, anche qui, il ruolo dell’intellettuale offra degli ottimi spunti di riflessione su quella che è la situazione attuale internazionale. In questo contesto è stato essenziale il lavoro compiuto da Edward Said, studioso palestinese naturalizzato statunitense, che ha sostenuto la causa palestinese per vent’anni, discostandosene per principio nel 1991, a causa dell’incoerenza data dalla leadership di Arafat, che lo aveva fatto allontanare dalla missione autocritica della lotta per la libertà. Questa breve citazione ci aiuta a comprendere bene il ruolo fondamentale conquistato dagli intellettuali in una guerra in corso, che attraverso le loro lotte nel plasmare la narrazione della resistenza, riescono a dare un contributo speciale all’obbiettivo inerente la vittoria della giustizia sociale.

Forse questo avevano tentato di fare i maestri Ungaretti e Quasimodo sul finire delle guerre mondiali, anche se si direbbe, a prova di dimostrazione, che la realtà circostante non abbia veramente voluto cambiare le cose, mantenendo lo stesso atteggiamento di odio e intolleranza “simile a quello dei padri”.

Marina Zambito

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Ciao a tutti, io sono Marina e ho 21 anni.  Mi piace definirmi come persona curiosa e anche un po’, ma leggermente, chiaccherona. Amo prendermi cura dei dettagli e se ve lo steste chiedendo, sì..sono piuttosto perfettina, ma non troppo esagerata. Con questa esperienza mi auguro di fare qualcosa di buono soprattutto per voi e, in fondo, anche per me stessa. Adesso, non resta che sperimentare. Buon divertimento a noi!

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