I risultati di un test medico britannico per la lotta contro la sclerosi multipla, sta dando importanti esiti su quei pazienti che sono affetti dalla malattia da oltre dieci anni: pazienti ridotti su una sedia a rotelle hanno riacquistato l’uso delle gambe, mentre coloro che avevano perso la vista sono tornati a vedere.
La Società Europea Trapianti di Midollo ha recentemente esposto gli importanti risultati di un test effettuato nel Regno Unito circa quattro anni fa. Il test ha previsto l’utilizzo della chemioterapia (tecnica usata per i malati di cancro), per mettere fuori gioco il sistema immunitario dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Il sistema immunitario è stato poi “attivato” grazie alle cellule staminali ottenute dal sangue degli stessi malati, per poter contribuire alla produzione di nuovi globuli rossi e bianchi. «Da quando abbiamo iniziato a trattare i pazienti tre anni fa, alcuni dei risultati cui abbiamo assistito sono stati miracolosi», ha detto il professor Basil Sharrack, neurologo allo Sheffield Teaching Hospital. Il risultato è stato a dir poco sorprendente perché i medici hanno visto «riaccendersi il loro sistema immunitario». Risultati visibili già in poche settimane ma il trattamento non è adatto a tutti. Ce lo spiega il professor Sharrack il quale ha dichiarato che: «Non è un trattamento adatto per tutti (i malati di sclerosi multipla) perché e molto aggressivo e i pazienti debbono aspettare di riprendersi dagli effetti della chemioterapia».
I partecipanti al test sono stati seguiti per i quattro anni successivi alla randomizzazione, durante i quali è stato evidenziato come, grazie al trapianto di cellule staminali, la nuova tecnica abbia ridotto la malattia in maniera molto più significativa di quanto non abbia fatto un precedente trattamento che prevedeva l’uso di mitoxantrone. Con il trapianto di cellule staminali i pazienti hanno riscontrato degli importanti benefici: non si sono più ripresentate lesioni captanti il gadolinio (mentre con il trattamento che impiegava l’uso di mitoxantrone il 56% dei pazienti hanno avuto una nuova lesione) e c’è stato l’80% in meno di lesioni celebrali di tipo T2.
Il professor Mancardi, presidente del prossimo congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN), ha dichiarato che: «Da questo studio sembra emergere che l’introduzione di cellule staminali sia in grado di riprogrammare il sistema immunitario. Con tali risultati è verosimile ipotizzare che il trattamento con cellule staminali possa influenzare profondamente il decorso della malattia». Mancardi ha, in seguito, commentato i risultati britannici, spiegando che in realtà non si tratta assolutamente di novità, ma che è un trattamento già in uso in casi eccezionali, ed esorta quindi a non interpretarlo come possibile rimedio contro la malattia. «E’ una procedura su cui numerosi gruppi di ricerca nel mondo stanno lavorando ormai da una ventina di anni. E’ nota da tempo ed è indicata solo nei casi in cui il paziente è affetto da una forma molto aggressiva di sclerosi multipla e non per quelli costretti sulla sedia rotella. Si tratta infatti di un trattamento molto forte che ha un tasso di mortalità intorno all’1-2%. Non può quindi essere somministrato a cuor leggero», ha concluso Mancardi.
Valentina Friscia
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