Se ci venisse chiesto di descrivere l’immagine di un mafioso, probabilmente, la maggior parte di noi risponderebbe con la figura stereotipica: cappello Fedora, Cadillac, pistole e sparatorie. Questo perché l’immaginario comune della criminalità organizzata, condizionato dalla distrazione mediatica degli ultimi decenni, si è fermato agli anni ’90. Ad oggi, infatti, lo scenario è molto diverso da quello che viene rappresentato, ad esempio, in molti film di Martin Scorsese o in alcune serie Netflix. L’evoluzione tecnologica, purtroppo, ha “innovato” anche questo settore.
Le mafie, soprattutto in Italia, hanno smesso di “sporcarsi le mani” in maniera evidente dopo il clamore suscitato negli anni ’90 con gli attentati e le stragi messe in atto (tra cui l’uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino), che vedranno una forte risposta da parte dello Stato nel maxiprocesso del 1992. Qui verranno condannati i maggiori esponenti dell’associazione “Cosa nostra” tra cui Totò Riina, Nitto Santapaola e Bernardo Provenzano.
Ma se al giorno d’oggi non si “sporcano le mani”, come agiscono? La mafia è un fenomeno basato sull’economia, ma ad oggi sarebbe troppo indiscreto bussare porta a porta per chiedere il cosiddetto “pizzo”. Per cui, aiutati dalla tecnologia, hanno innovato il loro sistema di guadagno.
I capimafia hanno al loro fianco delle vere e proprie équipe composte da broker, hacker ed economisti che li aiutano ad investire sulle giuste azioni nei mercati virtuali. Stando a quanto detto finora non dovrebbe essere troppo difficile intercettare determinati movimenti sospetti. Tuttavia, giocano a loro favore alcuni vantaggi delle piattaforme che utilizzano. Prendendo come esempio Telegram, l’app di messaggistica offre la crittografia delle chat, l’anonimato, la possibilità di raggiungere un ampio gruppo di individui e soprattutto la semplicità nell’espansione geografica direttamente dai sistemi mobili.
Un altro sistema molto utilizzato è l’intelligenza artificiale, sfruttata per moltiplicare il guadagno sulle attività di riciclaggio del denaro. Tra le piattaforme maggiormente utilizzate, c’è ChatGPT, con cui vengono scritte e-mail di truffa nei confronti delle aziende o lettere di raccomandazione per le gare d’appalto.
Nonostante i mezzi siano cambiati, rimangono immutati i principali campi da cui le associazioni mafiose prendono la quasi totalità del loro guadagno. Al primo posto si trova il narcotraffico, soprattutto di marijuana e cocaina che si confermano l’investimento più semplice per modalità e sicuro in termini di guadagno. Successivamente troviamo il contrabbando di armi, esseri umani e opere d’arte che invece avvengono all’interno del dark web. Questo è dovuto alla differenza di pubblico che si può trovare nelle diverse piattaforme. E, infine, si trovano gli investimenti nelle criptovalute, che osservando bene le modalità di svolgimento, sono paragonabili all’attività dello strozzinaggio per stabilire il proprio dominio economico.
Si sente spesso nominare il termine “associazione mafiosa”, ma effettivamente quando si definisce tale e quando no?
“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”, recita un estratto dell’articolo 416-bis del 1992 (codice penale).
La questione dell’intelligenza artificiale e dei suoi campi d’applicazione è stata oggetto di discussione durante l’ultimo G7 , tenutosi a Capri lo scorso aprile. Durante la discussione è stato affrontato il tema del cattivo sfruttamento dell’AI da parte delle associazioni mafiose. Per combattere il fenomeno, è stata pianificata la promozione del commercio e degli investimenti volti a migliorare il contesto socio-economico mondiale. Secondo questa strategia, l’incremento degli scambi transnazionali potrebbe minare i sistemi principali di guadagno delle mafie mondiali.
In un contesto in cui vediamo le principali associazioni mafiose italiane, quali Cosa nostra, ‘Ndragheta e Camorra collaborare con organizzazioni criminali di tutto il mondo, è sempre più difficile eliminare, o quanto meno contenere la ramificazione del fenomeno. La proposta del G7 quindi muove dalla premessa di una collaborazione e dalla messa in atto di strategie di lotta al crimine sul piano internazionale.
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