Un vertice cruciale per pianificare le prossime mosse e riaffermare l’impegno per il rilascio immediato di Cecilia Sala. A seguire, l’incontro tra la premier e la madre della giornalista, in carcere in Iran da oltre due settimane. Il governo guidato da Giorgia Meloni è impegnato su più fronti, spingendo Teheran a garantire non solo la liberazione, ma anche un trattamento umano e rispettoso per la reporter detenuta.
Questa posizione è stata ribadita, ieri sera, in una nota ufficiale di Palazzo Chigi, che ha anche accennato al caso dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini, arrestato in Italia su richiesta degli Stati Uniti. Abedini, attualmente detenuto nel carcere di Opera a Milano, è accusato di reati legati al terrorismo e di violazione delle leggi statunitensi sull’esportazione di materiali sensibili. Teheran, nel frattempo, ne richiede la scarcerazione.
Oggi, il ministro degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatrice italiana a Teheran. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha commentato: “Vedremo quali saranno le richieste degli iraniani. Non possiamo accettare che Cecilia Sala sia detenuta in condizioni che non rispettano i diritti fondamentali della persona. Per questo insistiamo sulla sua liberazione immediata.” In parallelo, il Copasir terrà un’audizione con il sottosegretario Alfredo Mantovano, lunedì 6 gennaio, per fare il punto sulla vicenda. Dopo il vertice di ieri a Palazzo Chigi, la premier Meloni ha incontrato la madre di Cecilia Sala per aggiornarla sulle iniziative in corso.
Tajani ha inoltre sottolineato: “Abbiamo chiesto ancora una volta che Cecilia venga rilasciata, perché detenuta senza motivo. Nel frattempo, chiediamo che le sue condizioni di detenzione siano dignitose, come ci era stato assicurato ma che non risultano rispettate. Ad esempio, i beni materiali e alimentari consegnati dal nostro ministero non le sono ancora arrivati.”
“Abbiamo ottenuto che Cecilia potesse effettuare delle telefonate con i suoi familiari e il fidanzato, ma questo non basta. Deve poter avere un letto e accedere a materiali per leggere. È un nostro dovere chiedere che i suoi diritti fondamentali siano garantiti.”
La storia di Cecilia Sala si intreccia con quella di Mohammad Abedini, un ingegnere iraniano di 38 anni arrestato su mandato internazionale. Abedini è accusato di terrorismo per aver violato le leggi americane riguardo all’esportazione di componenti elettronici avanzati verso l’Iran e per aver collaborato con un’organizzazione considerata terroristica. Attualmente si trova nel carcere di Opera, in attesa di una decisione giudiziaria.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato: “In che modo il caso Sala si lega a quello di Abedini? Bisogna attendere le decisioni della magistratura, che deve stabilire se concedere gli arresti domiciliari al cittadino svizzero-iraniano. Il governo non può interferire.” Tajani ha aggiunto che saranno necessari alcuni giorni per una decisione, dopo la quale si valuteranno eventuali sviluppi sull’estradizione. “Il ministro della Giustizia segue la situazione con attenzione.“ ha concluso.
Durante un incontro alla Farnesina, l’ambasciatore iraniano in Italia, Mohammadreza Sabouri, ha chiesto un’accelerazione sul rilascio di Abedini, definendolo detenuto con accuse “infondate”. In una nota dell’ambasciata si legge: “Dal primo momento dell’arresto di Cecilia Sala, l’Iran ha garantito agevolazioni consulari e contatti telefonici frequenti con i familiari, dimostrando un approccio umanitario.” Teheran ora si aspetta reciprocità, chiedendo al governo italiano di agevolare la liberazione di Abedini.
Palazzo Chigi ha risposto ribadendo il rispetto delle norme italiane: “Mohammad Abedini è detenuto su richiesta delle autorità statunitensi e, come tutti i detenuti in Italia, riceve un trattamento equo nel rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali”.
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