Si conclude oggi l’evento italiano dedicato alla ceramica più atteso dell’anno: cominciato il 29 maggio e proseguito senza sosta nel corso di tutto il weekend, Buongiorno ceramica! ha, infatti, vestito l’Italia dei propri capolavori, promosso iniziative collettive e di iniziazione al mondo dell’artigianato ed è così riuscita a coinvolgere il grande pubblico in una delle attività manuali dal maggiore valore artistico di cui il Belpaese disponga tuttora. I tre giorni appena trascorsi sono stati promossi dall’AICC (Associazione Italiana Città della Ceramica) in collaborazione con Artex (Centro per l’Artigianato Artistico e Tradizionale della Toscana): il programma ha coinvolto 37 borghi e paesaggi in 15 regioni, nel corso di 300 appuntamenti totalmente gratuiti e gestiti di volta in volta da esperti del mestiere, che hanno ammaliato i presenti con smalti, forme e colori cangianti e sorprendenti.
«La ceramica viene realizzata e sviluppata fin dalla preistoria», racconta Giuseppe Olmeti, direttore di AICC. «Quando l’uomo ha scoperto che quasi per magia un impasto di terra – l’argilla – mischiata con acqua posta sul fuoco – si trasformava, quasi in una forma alchemica, in un contenitore ha ovviamente iniziato ad utilizzarla. Quindi ha prodotto la stoviglieria, ma non solo; sono state realizzate opere d’arte, opere di grande bellezza, gioielli… Chiaramente poi ogni città ha sviluppato le proprie qualità e competenze migliori. Quindi alcune città ancora oggi hanno una grande tradizione legata alla riproposizione della ceramica rinascimentale, altre città invece hanno puntato più sull’aspetto moderno».
Ciascuna città, in effetti, si è fatta promotrice autonoma delle proprie manifestazioni: visite guidate, mostre, aperture straordinarie, laboratori, conferenze, workshop, spettacoli di danza, concerti, progetti per bambini, lavorazione dell’argilla in diretta e tentativi di modellamento dietro il tornio in prima persona – il tutto amalgamato e ben distribuito nell’intero territorio nazionale. Si sono distinti, in particolare, i Comuni di Este, in provincia di Padova, dove la ceramica si è fusa all’archeologia, con la simulazione dello scavo di antichi reperti; di Grottaglie (Puglia), nel cui antico quartiere si è svolta una festa tra le botteghe ricavate all’interno di grotte naturali; di Faenza, in Emilia Romagna, che ha proposto una serie di incontri tra ceramisti e chef del calibro di Davide Oldani e Loretta Fanella; di San Lorenzello, in Campania, con la sua Estemporanea di Ceramiste all’Opera, ovvero una gara di produzione di manufatti; di Oristano, provincia sarda, le cui botteghe si sono trasferite all’aperto, nelle piazze del centro storico o all’interno delle chiese; di Albissola Marina (Savona), che ha organizzato una serata a tema gastronomico; di Impruneta (Firenze), le cui fornaci sono rimaste accese per tutta la notte dopo alcune suggestive performance di danza e musica; di Vietri sul Mare, non lontano da Amalfi, con la sua realizzazione di un’opera collettiva di stoviglieria tipica tradizionale, in linea con il tema di EXPO 2015; di Santo Stefano di Camastra, in Sicilia, i cui artigiani hanno “trasformato”, grazie alle proprie ceramiche, molti angoli del loro piccolo borgo. Non sono mancate neppure le meraviglie offerte da Caltagirone o Cava de’ Tirreni, da Montelupo con il suo Museo di Ceramica e da Deruta e Civita Castellana.
Mentre gli adulti erano assorbiti da un tale imbarazzo della scelta, i più piccini potevano assistere a Ceramica Party, lezioni a tema e giochi ideati tenendo conto della diffusione con mezzi semplici ed immediati di una tradizione manifatturiera mai tramontata. «La tradizione è viva», conferma Giuseppe Olmeti. «Si sta sviluppando ed evolvendo giorno per giorno. Infatti guardiamo da una parte al passato per mantenere le radici, l’insegnamento delle tecniche e delle tecnologie, ma si guarda avanti per realizzare nuovi prodotti e nuove forme d’arte», prosegue Giuseppe Olmeti. E Stefano Collina, presidente di AICC, conferma: «Pensiamo di rappresentare un po’ la sintesi dell’Italia: l’Italia dell’artigianato, che sa fare con le mani delle cose mirabili; l’Italia delle tradizioni antiche. Vogliamo che questo sia un appuntamento fisso, tutti gli anni. Cercheremo di promuoverlo sempre di più, perché diventi un punto di riferimento nel nostro Paese, per quel che riguarda l’artigianato artistico».
Il mestiere della ceramica, in effetti, richiede competenza, pazienza ed estrema maestria: l’oggetto lavorato deve essere essiccato, cotto per diventare terracotta, smaltato, poi sottoposto ad un secondo processo di cottura e diventare, così, un prodotto finito, da figlio della terra quale era. La transizione è stata definita, non a caso, da Olmeti «quasi alchemica». Per tale ragione ogni realizzazione è accompagnata da entusiasmo, stupore, magia e timore, finché con le proprie mani non si “saggia” il risultato concreto dei molti sforzi individuali compiuti. Valorizzare un simile processo, che sfida la crisi economica e la tendenza all’industrializzazione in serie e consumistica, è, pertanto, un atto di grande consapevolezza culturale, specialmente in uno Stato considerato da secoli la culla della produzione artistica in ogni sua forma.
Eva Luna Mascolino
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