Evan Williams, 45 anni, è il co-fondatore di Twitter, oltre che di Medium e Blogger. In una recente intervista rilasciata al New York Times si è sfogato, esternando tutte le sue preoccupazioni riguardo all’evoluzione del mondo di Internet e dei social network in particolare.
«Pensavo che il mondo sarebbe diventato automaticamente migliore se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi. Mi sbagliavo». Con queste parole, Evan Williams, fa un passo indietro criticando le sue stesse creature. «Internet is broken» – ha aggiunto. Sono parole dure, ma necessarie. Williams ha dovuto ammettere che il sistema, così come sta funzionando adesso, sia un fallimento: Facebook viene usato per trasmettere omicidi; Twitter invaso da orde di troll; le «fake news» si diffondono con modalità e rapidità inedite.
Il punto, spiega, è che Internet «premia gli estremi. Se vedi un incidente mentre stai guidando, ovviamente lo osservi: e tutti, intorno a te, lo fanno. Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti: e fa in modo che gli vengano forniti». «Il problema», continua, è che «non tutti siamo persone perbene. Gli umani sono umani. Non è un caso che sulle porte delle nostre case ci siano serrature. E invece, Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema, online». Da questa riflessione possiamo trarre la prima tragica ma inevitabile implicazione: l’informazione non potrà più continuare ad essere gratuita. Il mondo del Web ha avuto un impatto immenso su quello dell’editoria, come spiega il Times. Il Web però, vivendo di introiti pubblicitari, premia la quantità, non la qualità. È più importante sfornare notizie, creare condivisione, vincere le battaglie del “click”, piuttosto che controllare che quello che venga divulgato sia corretto. Per questo motivo, solamente i sistemi che vengono pagati dai consumatori possono garantire la certezza e il valore dei contenuti. La soluzione, dunque, appare una soltanto: bisognerà pagare per avere servizi di qualità.
«Trump ha detto che senza Twitter non sarebbe stato presidente? Se così fosse, mi spiace. Davvero». Williams si è addirittura scusato riguardo alle recenti elezioni politiche americane. C’è chi sostiene, infatti, che l’elezione di Donald Trump non ci sarebbe stata senza la sua insistente campagna politica a furia di tweet, molto spesso anche fuori luogo. «Qualcuno potrebbe ora dire che è quello che ci meriteremmo, per aver consegnato a Trump il potere dei tweet» – ha aggiunto.
È stato un esperimento, partito da un’idea potenzialmente vincente. Ma dare massima libertà alle persone, a volte, può causare problemi. Un sistema per funzionare in modo corretto deve avere necessariamente delle regole ben delineate. Non si può pretendere di lasciare massima libertà aspettandosi che tutti la usino nel modo in cui la useremmo noi, gli eccessi e le sbandate sono inevitabili. Ciò a cui si aspirava era un’evoluzione, dove informarsi potesse diventare alla portata di tutti, eliminando ogni tipo di divisione sociale e discriminazione. Tentativo fallito, per ora. «Credo che riusciremo a sistemare questa situazione» – conclude Williams, con una punta di ottimismo – «il lavoro è appena cominciato».
Sara Forni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.