Hamas è molto vicino a un accordo con Israele per una tregua, liberazione degli ostaggi ormai prigionieri da più di un anno e la scarcerazione di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
La conferma non arriva solamente da Hamas, ma arriva anche dalla Casa Bianca “Siamo vicini a un accordo e possiamo raggiungerlo questa settimana” afferma il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. Il consigliere non fa promesse ma l’accordo è a portata di mano.
La Cnn, afferma che ancora ci sono alcune divergenze da superare affinché si arrivi a un accordo, tra le divergenze abbiamo una zona cuscinetto proposta da Israele all’interno di Gaza lungo i confini orientali e settentrionali tra la Striscia e Israele. Si parla però anche della scarcerazione dei detenuti palestinesi e di mappe delle aree in cui le forze israeliane dovrebbero ritirarsi.
La bozza dell’accordo prevede diverse fasi: il rilascio degli ostaggi e la progressiva smilitarizzazione dell’esercito dai territori palestinesi.
Nella prima fase dell’accordo si prevede una tregua di ben 42 giorni con il cessate il fuoco. A Gaza, si dovrebbero trovare almeno 94 persone dei 251 rapiti il 9 ottobre. Inizialmente saranno rilasciati solamente 34 ostaggi israeliani, tra anziani, donne e bambini. In cambio però dovranno essere liberati 1000 prigionieri palestinesi.
Non solo, secondo le fonti della tv israeliana Channel 12, l’accordo prevede liberazione di ulteriori 30 prigionieri filo-palestinesi in cambio degli ostaggi civili ancora prigionieri a Gaza.
Oltre alla liberazione degli ostaggi, la prima fase comprende pure un progressivo ritiro delle truppe da Gaza, mantenendo però una zona cuscinetto, il corridoio Philadelphia, lungo il confine tra Egitto e la Striscia di Gaza. Su questo ultimo punto i negoziatori israeliani sono stati irremovibili. Questo accordo consentirà il passaggio dei residenti palestinesi, tramite controlli. Il rispetto di questo accordo, potrà quindi instaurare una fiducia che potrà far si di proseguire con la seconda fase dell’accordo.
La seconda fase dell’accordo dovrebbe invece prevedere la fine del conflitto. Gli ostaggi rimanenti verranno rilasciati, e verrebbero restituiti i resti di quanti hanno perso la vita. Il sedicesimo dei 42 giorni dovrebbe cominciare la discussione della seconda fase verso una tregua duratura.
Se gli impegni della prima e della seconda fase verranno rispettati, nella terza fase dell’accordo si potrà negoziare il completo ritiro delle truppe israeliane e la discussione sulla ricostruzione e governo della Striscia di Gaza. L’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen ha espresso la sua candidatura. Israele chiede che Gaza non sia governata da Hamas, ma da un team di paesi che hanno la supervisione americana.
Nel corso del colloquio tra Biden e il premier israeliano, “il primo ministro ha discusso con il presidente americano dei progressi nei negoziati per il rilascio dei nostri ostaggi e lo ha aggiornato sul mandato che ha affidato alla squadra di negoziatori a Doha, con l’obiettivo di far avanzare il rilascio degli ostaggi”.
Il premier ha anche espresso la sua gratitudine verso il presidente Biden e al presidente degli Stati Uniti eletto, Donald Trump. Biden, invece, ha ribadito più volte che un cessate al fuoco adesso è davvero fondamentale, come lo è un accordo per la liberazione degli ostaggi tra Israele e Hamas.
«Siamo molto vicini a farcela, se non lo fanno ci saranno un sacco di guai là» sono le parole di Trump riguardo la situazione Hamas-Israele. Un altro fattore che potrebbe portare a un’intesa: l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, in programma il 20 gennaio.
“L’effetto Trump” non nasce soltanto dal fatto che il presidente eletto abbia minacciato Hamas di scatenare un inferno se non saranno liberati gli ostaggi. L’ elemento molto importante è la vicinanza tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e Trump. L’emissario del presidente eletto Steve Witkoff, famoso per le sue posizioni filoisraeliane, partecipa ai negoziati in corso in Qatar.
L’amministrazione Biden sottolinea che la collaborazione tra le due squadre è totale, ma subito dopo l’entrata in azione degli uomini di Trump il primo ministro dello stato ebraico si è mostrato più “flessibile”.
Secondo l’accordo negoziato, grazie alla mediazione di Qatar ed Egitto dovrebbero essere scarcerarti 33 ostaggi israeliani su 98, come detto in precedenza se l’accordo verrà rispettato, verrà negoziata una seconda fase sedici giorni più tardi.
Fonte dell’immagine: adnkronos.com
Morena Bonaccorsi
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