Picchiava la sua figlioletta di poco più di un anno e sua moglie, “colpevole” di non aver dato alla luce un maschio. Condannato a 3 anni dal Tribunale di Milano
Un orrore e una violenza inaudita consumati tra marzo 2017 e giugno 2018, in uno dei quartieri di Milano. L’uomo, un trentenne afgano, adirato dal fatto che sua moglie, una donna sposata in Pakistan quando lei aveva 15 anni, non gli avesse dato alla luce un maschio, ha picchiato ripetutamente la bambina e la moglie. Il marito orco, è stato però condannato dal giudice per l’udienza preliminare di Milano, Guido Salvini, a 3 anni e 8 mesi di carcere in rito abbreviato, per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale.
A far emergere i dettagli della vergognosa violenza che l’uomo ha inflitto alle sue due vittime, gli atti presenti nell’imputazione che dicono come l’uomo abbia sottoposto sua figlia e sua moglie ad «atti di violenza fisica e psicologica». L’uomo, accusato anche di sequestro di persona, segregava sua moglie «dentro l’abitazione, impedendole di uscire», chiudendo a chiave la porta e minacciandola se avesse denunciato alla polizia: «se chiami la polizia ti uccido[…] ti butto giù dal balcone», picchiandola con il cavo del caricabatteria e con una cinghia della borsetta.
Nell’imputazione si legge anche che «in più occasioni, adoperava violenza su sua figlia minore prendendola a schiaffi in quanto di sesso femminile e non maschile, come il padre avrebbe voluto». Inoltre, l’uomo è stato accusato di aver ferito la moglie con un coltello e giustificando questo gesto in aula dicendo che «gli andava di farlo». L’uomo, dotato di regolare permesso di soggiorno, oltre alla condanna di 3 anni e 8 mesi, verrà obbligato a risarcire sua moglie e, una volta scontata la pena, sarà espulso dall’Italia. La giovane donna e sua figlia, invece, sono ora in una comunità protetta, al sicuro da un uomo balordo, ma con una ferita che difficilmente sarà rimarginata.
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