Sciacca, oltre a vantare una tradizione ormai ultra secolare per il suo bellissimo carnevale, è famosa per il suo corallo. Il Corallo di Sciacca ha caratteristiche uniche che lo distinguono da tutti gli altri coralli: la sua colorazione varia dall’arancio intenso al rosa-salmone pallido, caratterizzato da macchie brunastre e talvolta nere proprio a testimoniare e a certificare la sua origine vulcanica, fino al brunato del corallo fossile “bruciato” dalle altissime temperature raggiunte. Appena pescato appare opaco, mentre una volta pulito e accuratamente lavorato presenta una lucentezza vitreo-porcellanosa.
Il Corallo di Sciacca ha origini uniche al mondo, proviene dall’Isola Ferdinandea, sommersa nel Canale di Sciacca, tra Sciacca e Pantelleria, la cui storia è a dir poco eccezionale. Oggi l’Isola Ferdinandea è una piattaforma di roccia che si trova tra 6 e 8 metri sotto la superficie del Mar Mediterraneo a 30 miglia dalla costa di Sciacca, un vulcano sommerso che periodicamente erutta ed emerge. Nel lontano 1831 nella secca chiamata “Bummolo” dai marinai saccensi, al largo della città marinara emerse dalle profondità una nuova isola. Subito le potenze dell’epoca accorsero alla ricerca di un approdo strategico. L’Inghilterra mandò le sue navi e vi piantò la bandiera nominandola “Graham”; la Francia la nominò “Iulia” in riferimento alla sua comparsa nel mese di luglio e i regnanti borbonici da parte loro la rivendicarono chiamandola “Ferdinandea” in onore di Re Ferdinando II di Borbone.
Il corallo del Mediterraneo è della specie Corallium Robrum e cresce tra i 50 ai 200 metri di profondità. Si presenta di dimensioni ridotte rispetto al corallo asiatico, il diametro di una lavorazione a sfera che mediamente va dai 3 agli 8 mm. Esistono al mondo 27 specie di Corallium, ma solo 5 sono lavorabili. L’aspetto e il colore del corallo dipendono dal luogo e dalle profondità in cui si è sviluppato. Ogni ramo di corallo è lo scheletro calcareo di colonie di piccolissimi polipetti bianchi che vivono e si riproducono per via asessuata, facenti parte del gruppo dei Celenterati e che prediligono habitat naturale a temperature tra i 18 e i 20 gradi. Grazie al microclima creatosi in seguito ai fenomeni vulcanici, sulla secca si crearono e si ammassarono vaste estensioni di banchi corallini.
Nel 1875 alcuni pescatori di Sciacca, durante una battuta di pesca, notarono nelle reti la presenza del “Tesoro sommerso”. I tre capitani di paranza riportarono la notizia della scoperta del corallo in città e così iniziò la grande corsa alla ricerca del prezioso corallo. La leggenda narra che Bettu Ammoreddu, capitano di paranza, era fuori a pesca insieme a Bettu, detto “Occhi di Lampa” e Peppe Muschidda, quando perse la catenina regalatale dall’amata Titina, pegno d’amore e amuleto. Si tuffò allora in acqua per recuperarla e scoprì così il corallo. La pesca e la lavorazione del corallo lungo il corso dei secoli si sono intrecciate in maniera indissolubile con la storia della Sicilia.
Sciacca vanta maestri corallari che con scrupolosa attenzione hanno riportato in vita le antiche tecniche di produzione, lavorando uno ad uno piccoli rami di corallo, combinandoli per creare originali forme. Un corallo che si presta molto ad essere inciso; i suoi colori tenui e delicati si presentano perfetti per essere accostati alle gemme più preziose. Il corallo saccense si presenta di dimensione inferiore rispetto a quello asiatico, a fare la differenza sono le caratteristiche del suo habitat, è un “octocorallo”. Il tipico colore rosso, sotto l’azione dei funghi vulcanici dell’Isola Ferdinandea, assume sfumature particolarissime. Dal 2012 il Corallo di Sciacca è tutelato da un consorzio formato da alcune aziende specializzate nella lavorazione, che preserva e promuove metodi di lavorazione artigianali e identità della pregiata gemma marina in tutto il mondo.
Letizia Bilella
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