Da decenni, una delle cose su cui gli scienziati sbattono la testa per cercare di capire come prevenire le catastrofi da esse scaturite sono i terremoti. Di per sé, è impossibile evitarli dando l’allarme giusto in tempo per evacuare le zone che, probabilmente, saranno colpite, ma, secondo uno studio effettuato di recente, per mezzo dei primi secondi dall’inizio della scossa è possibile, invece, captare alcuni importantissimi segnali. In primo luogo, se la magnitudo del sisma sarà in grado di distruggere la/le zona/e in questione, nonché edifici, case eccetera; ma anche la potenza definitiva che raggiungerà.
Come riporta Focus, questo segnale è venuto alla luce attraverso le ricerche di alcuni sismologi americani durante l’analisi di oltre 3000 terremoti di magnitudo superiore al 6° grado. E si è constatato, appunto, che i primi secondi di un sisma possono rivelarsi essenziali, giacché – secondo i dati scaturiti dallo scandaglio dei terremoti verificatisi tra il 2003 e il 2016 – la maggior parte cominciano ad accelerare proprio alla soglia dei 15 secondi. Inoltre, i terremoti più disastrosi hanno anche un legame fra loro, poiché alla rottura della faglia nel punto d’origine della prima, grave, scossa, se ne susseguono, poi, diverse le quali, man mano, si vanno allontanando sempre più dall’epicentro della prima, causandone, quindi, ben altri della stessa, se non anche peggiore, gravità.
Quei cerchi concentrici – uno dei simboli principali di questo studio – che si vanno ampliando sempre più, possono mostrare anche la relativa potenza del sisma. Tuttavia, i dubbi inerenti quest’indagine sull’origine dei terremoti sono parecchi, soprattutto perché se si pensa che essi abbiano tutti lo stesso carattere, ci si sbaglia di grosso. Potrebbe darsi che si mostrino sotto la stessa luce, ma molto spesso, i movimenti tellurici catastrofici hanno evidenziato, invece, differenze che complicano ancora di più le ricerche. Si spera, comunque, che gli scienziati arrivino, prima o poi, a scoprire qualcosa che metta in salvo, in tempo, i popoli colpiti, e che non si trascurino siffatte informazioni come nel terremoto dell’Aquila del 2009.
Anastasia Gambera
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