NAPOLI − Il sangue di San Gennaro è forse una delle reliquie più prestigiose e importanti che ospita la provincia partenopea. Essa non è altro che una teca contenente due ampolle, una piena, per l’appunto, del sangue del patrono di Napoli e una semivuota (dato che Carlo III portò in Spagna il contenuto). Eppure dietro al sangue di San Gennaro vi è un mistero: tre volte all’anno la sostanza contenuta nell’ampolla da solida diviene liquida, lasciando così ai fedeli la credenza di aver visto un vero e proprio prodigio (dato che la Chiesa, secondo quanto afferma focus.it, non lo definisce ancora miracolo). I giorni comunque sono sempre gli stessi: il 16 dicembre, il sabato antecedente la prima domenica del mese di maggio ed il 19 settembre, giorno in cui si celebra la festa di San Gennaro.
Ma questo fenomeno è davvero un’attività paranormale inspiegabile oppure si tratta di una semplice reazione chimica? Tuttavia, in un articolo firmato Nature, alcuni studiosi del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale – sotto la guida di Luigi Garlaschelli – hanno spiegato come si possa ottenere una sostanza del colore uguale a quello del sangue tramite l’impiego di un minerale presente nel Vesuvio (il molisite) misto a carbonato di calcio e a del semplice sale da cucina. La risultanza di questo miscuglio avrebbe delle proprietà tissotropiche, cioè sarebbe capace di passare, quando agitata, dallo stato solido a quello liquido.
«Il comportamento del sangue di San Gennaro però è imprevedibile. A volte si liquefa subito all’uscita dalla cassaforte o addirittura dentro. Davanti a papa Ratzinger ritengo di avere mosso a sufficienza le ampolle, ma – riporta focus.it – il sangue non si è sciolto. Ed era il papa» afferma, andando in direzione contraria a quanto sopra spiegato dalla CICAP, l’abate Vincenzo De Gregorio, colui che si occupa da 12 anni della gestione della cerimonia sacra. Peraltro una spettrometria indica che all’interno delle ampolle vi è del vero sangue.
Il fisico francese Michel Mitov, però, non ci sta e, nel libro Matière Sensible, avalla un’ipotesi: le ampolle conterrebbero spermaceti (grasso ceroso che si estrae dalla testa dei grossi cetacei quali i capodogli) mista a soluzione d’argilla. Questi materiale, infatti, sarebbero sensibili a diversi tipi di manipolazioni. Ancora, comunque, non vi è stata alcuna verifica condotta ufficialmente sulla reliquia e quindi il fenomeno resta avvolto in un alone di mistero.
Francesco Raguni
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