Da anni, si cerca di trovare un antidoto efficace alla cura contro il cancro; purtroppo, tuttavia, le uniche cure sono sempre le stesse, come la chemioterapia, la radioterapia, e altre – a discrezione, ovviamente, dei medici e della gravità del cancro in questione. Molti medici si cimentano quotidianamente nell’indagine verso nuovi rimedi, ma non si riesce mai a venirne a capo con successo, e molto spesso, la scienza ha bisogno proprio del supporto della tecnologia. Come riporta Il fatto quotidiano, infatti, di recente si è sperimentata la sottoposizione delle cellule tumorali a una gravità inferiore allo zero, tipica, come si sa, dello spazio.
Secondo il relativo studio australiano – condotto all’Università di Sidney da Joshua Chou e dalla sua equipe –, siffatte unità biologiche sono state introdotte all’interno di un simulatore in grado di emulare perfettamente la forza di attrazione gravitazionale, in modo da studiare il comportamento delle cellule tumorali – inerenti, nello specifico, al cancro al seno, al naso, ai polmoni e alle ovaie. Si è rilevato che, in assenza di gravità, le cellule non riescono più a comunicare fra loro, entrando in uno stato di apoptosi – meglio conosciuta come morte cellulare. I luminari occupatisi dell’esperimento, non pensano che questo possa essere la panacea migliore di sempre contro il cancro, ma potrebbe andare a coadiuvare, dandovi manforte, le terapie già in atto.
Adesso, l’unico ostacolo alla convalida del farmaco (se così lo si possa definire) è condurre le cellule tumorali sullo spazio e sottoporle direttamente alla vera mancanza di gravità, per constatare se i risultati registrati artificialmente siano veritieri, o qualcosa, in realtà, potrebbe andare storto. Inoltre, ci vogliono, circa, 200 mila euro al fine di creare soluzioni miniaturizzate come dispositivi emulatori dello spazio; pertanto, sarà necessario realizzare degli investimenti importanti. Se questo portasse a una guarigione completa dal cancro, andresti nello spazio per sottoportici? A te (e alle case farmaceutiche) l’ardua sentenza.
Anastasia Gambera
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