L’Italia è un Paese particolarmente a rischio sismico, quindi, soggetto a terremoti che, in questi anni, lo hanno messo in ginocchio (non poche volte) distruggendo intere zone. Sappiamo anche che prevenire un terremoto non è possibile, eppure, scienziati e studiosi stanno lavorando al fine di tradurre, nel migliore dei modi, le info derivanti da sismografi e apparecchiature addette al controllo; come la quantità di vibrazioni, il movimento delle rocce sotterranee, e così via. Se non si riuscisse, però, a impedirne gli effetti demolitori, è tuttavia possibile rimettere in piedi una cittadina – o più di una – agendo con criterio e stimando, con esattezza, le materie prime da utilizzare? Secondo quanto riportato da IlSole24Ore, assolutamente sì.
Per mezzo, infatti, di una metodologia progettata dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (con acronimo Enea), la tecnica messa a punto andrebbe a fondere – nella rilevazione delle rovine prodotte dal terremoto, della loro pericolosità e relativi aree e volumi –, l’impiego di dispositivi di controllo aerei e satellitari, con la facoltà di estrarre i dati attraverso rilevazioni effettuate direttamente sul posto o da remoto. Nondimeno, i ricercatori si son serviti anche del Programma Esa Copernicus (adoperato, solitamente, nelle emergenze) e delle info rilevate tramite i suoi satelliti Sentinel-2; il tutto, con la collaborazione di algoritmi di machine-learning.
Nello specifico, si sono individuate le quantità delle macerie, classificandole (cemento tot percentuale, lo stesso per i mattoni, altri materiali amalgamati nel complesso, eccetera). Lavoro che, in relazione a quanto dichiarato dallo studioso Sergio Cappucci, dell’Enea, ha permesso, e permette, di catalogare con un’esattezza di, circa, il 90%, le svariate materie prime che si trovavano all’interno di quell’edificio in questione. Rilevando, altresì, la presenza di amianto, in modo tale da agire, nella ricostruzione, in sicurezza, mettendo in pratica anche le giuste metodologie di smaltimento di siffatti rifiuti.
In altre parole, quindi, ciò che ci si propone, con questo procedimento, è di descrivere dettagliatamente l’area colpita dal sisma, appuntandone qualsiasi caratteristica per muoversi in tranquillità nella pianificazione di un eventuale ripristino degli edifici distrutti. Forse, soprattutto perché, in base al modus operandi del Belpaese, una volta demolitasi qualcosa, per la sua ricostruzione ci vogliono anni e anni; e a farne le spese, son sempre i cittadini.
Anastasia Gambera
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Anastasia è una studentessa in Scienze e Lingue per la Comunicazione, ama la musica degli anni 70’, 80’ e 90’; possiede, infatti, un repertorio mentale senza eguali. Innamorata pazzamente del suo ragazzo, sassofonista e con la passione per la scrittura, vorrebbe diventare una giornalista, una calciatrice e, forse, anche una mamma spericolata.