Lo scorso inverno, mentre si trovava in procinto di raggiungere il perielio e in molti la osservavano anche ad occhio nudo nelle sue sfumature smeraldine, la cometa Lovejoy ha rilasciato circa 20 tonnellate di acqua al secondo. Insieme a tale liquido, secondo quanto pubblicato su Science Advances dagli stessi ricercatori pochi giorni fa, il corpo celeste avrebbe rilasciato una ventina di sostanze organiche, tra cui uno zucchero, il glicolaldeide, e dell’alcol etilico. «Dal suo nucleo usciva alcol in quantità paragonabile a quella di circa 500 bottiglie di vino», ha spiegato Nicolas Biver, uno dei ricercatori i quali, utilizzando un radiotelescopio da 30 metri, hanno effettuato la scoperta.
Sostanze così comuni e apprezzate sulla Terra non erano mai prima d’ora state riscontrate su una cometa ed è proprio la scoperta della loro presenza a confermare, si direbbe, l’ipotesi secondo cui tali corpi celesti sono fonte delle molecole complesse che hanno contribuito a rendere possibile la vita sul nostro pianeta. Se a molti sembrano per il momento azzardate e quasi fantascientifiche le teorie che suppongono la presenza sulle comete di lieviti capaci di trasformare lo zucchero proprio in alcol, è indubbio, invece, che il glicolaldeide sia un elemento importante nella formazione dell’RNA, il quale a propria volta è alla base della vita. Un altro aspetto del grande mistero riguardante l’intera esistenza sembrerebbe dunque farsi adesso po’ meno oscuro: in fondo, se è vero che in vino veritas, figuriamoci quanta potrà essercene in quello che alcuni ironicamente definiscono già come «cocktail spaziale»!
Concetta Interdonato
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