Tema caldo da anni, caldissimo negli ultimi tempi. Parole non scelte a caso, dato che il riscaldamento globale sta portando a una conseguenza di non poco conto per i mari della nostra penisola, ovvero l’innalzamento del suo livello. Un problema che in diverse parti d’Italia fa discutere parecchio, in particolar modo in Sicilia: un caso su cui puntare i riflettori è il porto di Gela, dove il porto è insabbiato a causa di questo movimento verso l’alto dell’acqua. Secondo uno studio recente della Nasa, reso pubblico nella scorsa estate, entro il 2100, quindi entro la fine del secolo ancora in corso, il livello salirà da 30 a 80 centimetri e tutto questo comporterà gravi problemi per le città costiere.
Andando nel dettaglio, a Venezia le previsioni di innalzamento si attestano tra gli 0,41 e gli 0,87 metri in più e i valori potrebbero essere ancora più alti se all’interno del pianeta non si arrestasse l’emissione dei gas serra. Quest’ultima ritenuta la causa principale del riscaldamento del pianeta. Quello che si spera è che la tendenza attuale si arresti e che i dati dei prossimi anni forniscano un quadro decisamente meno preoccupante di quello attuale.
Spostando la nostra attenzione su altre città costiere d’Italia, come Genova, Palermo e Cagliari, i dati parlano chiaro. Per il capoluogo ligure l’innalzamento si dovrebbe aggirare tra gli 0,34 e gli 0,80 metri, per quello siciliano tra gli 0,32 e gli 0,82 metri e per quello sardo tra gli 0,39 e gli 0,88 metri.
Secondo gli studi dell’Enea, invece, sono 40 le aree costiere a rischio inondazione. Nell’elenco dell’Ente Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente si aggiungo altre zone: quella abruzzese tra Pescara e San Benedetto del Tronto, quella tra Foggia e Taranto (Puglia), quella compresa tra la Versilia e la zona di Grosseto (Toscana) e quella fra Trapani e Marsala (Sicilia).
Immagine di repertorio
Giuliano Spina
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