L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per non aver agito contro l’interramento illegale dei rifiuti tossici in Campania, nella Terra dei Fuochi.
Rimangono due anni di tempo all’Italia per adottare “una strategia complessiva” per far fronte alla situazione, che includa l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio indipendente e la realizzazione di una piattaforma pubblica di informazione.
“È una giornata bella, penso ai negazionisti collusi, agli ignavi, a quelli che hanno fatto tanto male. Noi facciamo la nostra strada, ma poi come faccio a non pensare alle bare bianche, a quanti funerali ho dovuto officiare. Vengo dal mondo della sanità, sapevo dal primo giorno che i bambini morivano di cancro anche per quello che veniva sotterrato nell’area della Terra dei Fuochi, ma servivano le prove, che ora ci sono“. Queste sono le parole che rivolge all’Adnkronos don Maurizio Patriciello, parroco al Parco Verde di Caivano, Napoli, una delle città situate proprio nell’area conosciuta come Terra dei Fuochi.
“Sono contento perché si comprende che nel nostro territorio è avvenuto uno scempio – aggiunge don Patriciello – ma anche perché c’è la prova che ci sono stati criminali nostrani, che c’è stata la camorra ma anche politici collusi, corrotti. Per il futuro si deve cambiare rotta, se avessimo letto stamattina che era tutto un bluff, avrebbero continuato a farci del male, penso ai rifiuti che vedo per strada, mi aspetto che si inizi a comprendere quello che è successo, senza più voltare lo sguardo in nome degli interessi privati“.
In una nota congiunta, il presidente nazionale e la presidentessa regionale di Legambiente, rispettivamente Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, commentano la sentenza della Corte europea dei diritti umani sulla Terra dei Fuochi: “Una sentenza che richiama alla responsabilità un’intera classe politica bipartisan che per anni ha sottovalutato, nascosto quello che accadeva in quel territorio. La Terra dei Fuochi è una terra ‘martoriata’ nella sua essenza più profonda ed ignorata per decenni da una classe politica trasversale che non è riuscita ad adottare soluzioni serie e concrete“.
“Dal 2003, anno in cui come Legambiente abbiamo coniato il termine nel nostro rapporto Ecomafia, raccogliendo le denunce che arrivavano dai nostri circoli presenti sul territorio, si sono succeduti dodici governi nazionali e cinque a livello regionale senza trovare un ‘vaccino’ efficace contro il virus ‘Terra dei Fuochi’. Chiediamo che in quei territori venga da subito attuata la sentenza, che impone una strategia globale, l’istituzione di un monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica”.
“Deve essere fatta davvero ecogiustizia, a partire da una accelerazione seria, efficiente ed efficace della bonifica e con la chiusura del ciclo dei rifiuti. Lo dobbiamo ai tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza. Per fermare il fuoco e i veleni dell’ecomafia è necessario dare risposte efficaci, troppo a lunghe rimandate, che richiedono uno sforzo congiunto di tutti“, concludono i due presidenti, nazionale e regionale, di Legambiente.
Fonte immagine: adnkronos.it
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