Il 5 febbraio sarà la 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare il cui tema sarà “One health, one earth. Stop food waste”. Per l’occasione sono stati rilasciati alcuni dati della recente indagine “Food & waste around the world”, la prima indagine globale sul rapporto fra cibo e spreco firmato da Waste Watcher, International Observatory on Food & Sustainability.
All’indagine hanno partecipato 8mila cittadini di 8 Paesi (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Canada, Cina) con un campione statistico di 1000 interviste l’uno.
Sono infatti gli italiani a eccellere con solo 529 grammi di cibo gettato a testa nell’arco di una settimana. All’opposto, i cittadini statunitensi autodenunciano lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Subito dopo ci sono i cinesi con 1153 grammi, quindi i canadesi con 1144 g, i tedeschi con 1081 g, e sotto il kg arrivano i cittadini inglesi (949 g), spagnoli (836 g) e i russi, (672).
Sempre secondo quanto riporta l’Osservatorio, i comportamenti virtuosi italiani per evitare lo spreco alimentare partono dal momento dell’acquisto. In questo contesto, 74% degli intervistati (ben 3 italiani su 4) dichiara di ricorrere a una lista della spesa. Ma non solo, il 57% predispone una specie di “menu” settimanale con indicazione dei piatti che intende cucinare di giorno in giorno. Inoltre, l’82% verifica cosa deve essere consumato prima, e 4 italiani su 5 si assicurano di cucinare le quantità ottimali.
Per quanto riguarda il cibo scaduto, invece, il 78% non si arrende e cerca comunque di verificarne la commestibilità, mentre il 77% ha già pre-congelato il cibo che sapeva di non poter consumare prima della scadenza.
Uno dei comportamenti ancora poco comuni, soprattutto in Europa, è quello di chiedere al ristorante la family bag per il cibo rimasto nel piatto. Nell’indagine Waste Watcher, in Italia solo il 40% degli intervistati lo fa. Negli Stati Uniti il 74% dei clienti ha l’abitudine di chiedere la family bag , il 68% in Canada e il 61% in Cina. Scendiamo al 44% in Spagna e Germania, e al 37% in Russia e Regno Unito.
Gli eventi ufficiali sono promossi per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica e di RAI per il sociale. Si svolgeranno a Roma venerdì 4 febbraio, nello Spazio Europa – sede di Rappresentanza Permanente della Commissione Europea (via IV Novembre, 149). Sarà l’occasione per focalizzare sulla prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave a presidio della salute dell’uomo e dell’ambiente. Il 4 febbraio, infatti, è in programma la presentazione del nuovo report dell’Osservatorio Waste Watcher International con i dati del “Caso Italia” 2022. Un’indagine promossa dalla campagna Spreco Zero in sinergia con l’Università di Bologna e IPSOS, dedicata come sempre allo spreco alimentare e alle abitudini di fruizione e gestione del cibo.
Nell’ambito degli eventi della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, uno spazio sarà dedicato alle Best Practices di enti pubblici, imprese, scuole e cittadini. Un monitoraggio che spazia dalla dimensione domestica a quella dei sistemi di produzione che devono garantire un basso impatto ambientale e il rispetto della biodiversità.
Giulia Bergami
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Nata nel 1996 a Bologna, Giulia Bergami ha una missione nella vita: raccontare il mondo che la circonda.Laureata nel 2018 in Scienze della Comunicazione a Bologna, prosegue i suoi studi conseguendo nel 2020 il titolo magistrale nella facoltà di Management e Comunicazione d’Impresa di Modena e Reggio Emilia con una tesi sperimentale sulla CSR e la Responsabilità Sociale d’impresa nell’industria farmaceutica. Da quasi 5 anni collabora con alcune testate giornalistiche del territorio per raccontare le persone di Bologna, le loro vite, i successi e le sfide quotidiane, meglio ancora se giovani, intraprendenti e con la voglia di “spaccare il mondo”. Al contempo, lavora nella Comunicazione d’Impresa e delle Media Relations in ambito salute. Sia per supportare il lavoro delle associazioni pazienti sia a fianco di aziende e altre realtà del settore. Forse non sarà l’Oriana Fallaci 2.0 del futuro, ma intanto è così “famosa” da avere una biografia su internet. Prossimo passo? Una pagina di Wikipedia interamente dedicata a lei.