Secondo le ultime stime rese pubbliche dall’Unicef, sono circa 3700 i bambini che in Guinea, Liberia e Sierra Leone hanno perso uno o entrambi i genitori a causa del virus Ebola.
«Questi bambini», ha detto Manuel Fontaine, Direttore Regionale Unicef per l’Africa Occidentale e Centrale, «hanno bisogno di attenzioni particolari, ma molti si sentono indesiderati e anche abbandonati. In generale è la famiglia allargata che si fa carico dei bambini orfani, ma in alcune comunità, la paura del virus di Ebola si impone a scapito dei legami familiari.»
Scoperto nel 1976, si pensa che questo virus “viva” da ormai moltissimi anni all’interno delle volpi volanti – grossi chirotteri che mangiano frutta e abitano nelle foreste tropicali – non producendo in essi alcun tipo di sintomo. Il virus si sarebbe poi trasmesso agli scimpanzé o agli antilopi, e per via del fenomeno del bush-meat (che consiste nel mangiare carne inconsapevolmente ricavata da animali selvatici probabilmente infetti dal virus), gli uomini potrebbero essere stati contagiati velocemente. Una vera e propria epidemia, quindi, quella che sta colpendo l’intera Africa, a discapito degli abitanti di quelle terre – e non solo. Infatti, è stato da poco diagnosticato il primo caso di Ebola esportata al di fuori dai Paesi africani. Negli Stati Uniti, dopo il viaggio di ritorno dalla Liberia, il “paziente zero” Thomas Eric Duncan ha iniziato ad accusare i primi sintomi dell’Ebola: febbre emorragica, dolore ai muscoli e agli arti e numerosi problemi al sistema nervoso centrale. Il paziente è stato messo in isolamento dopo vari accertamenti ed è poi morto a Dallas, nonostante tutte le cure somministrategli.
Si sono avviati anche dei controlli sulle circa 80 persone che viaggiavano nello stesso aereo di Thomas e il Texas Health Presbyterian Hospital ha cercato di rassicurare le persone coinvolte, specificando di non credere che vi sia un rischio di infezione, perché il paziente aveva sviluppato i sintomi del virus appena sceso dall’aereo. Ultimamente anche in Europa, precisamente a Madrid, un’infermiera spagnola ha contratto il virus dopo aver cercato di curare un missionario morto a causa dell’Ebola, in Sierra Leone. Si tratterebbe del primo caso di Ebola contratto totalmente al di fuori dai Paesi africani. La donna, infatti, non è mai stata nei Paesi colpiti dal virus, ma è sempre rimasta in Spagna.
Nel frattempo, in Italia, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin rassicura la comunità sulla possibilità di contrarre il virus Ebola nel nostro Paese. «Il rischio Ebola in Italia non c’è», ha detto Lorenzin durante il summit sulla Global Health Security Agenda, vertice di ministri organizzato dal presidente Obama alla Casa Bianca. «Già da mesi, per quanto riguarda i sistemi di sicurezza, abbiamo allertato il circuito diramando circolari e misure di controllo per le navi merci che provengono dai Paesi infetti e per gli aeroporti.»
Ad oggi non esistono vere e proprie cure o vaccini in grado di distruggere questa nuova e potente epidemia mondiale. Ci sono stati diversi tentativi con trasfusione, tecnologia antisenso e con il farmaco sperimentale Zmapp, ma i risultati non sono stati abbastanza buoni da riuscire a sconfiggere definitivamente l’Ebola.
Valentina Friscia
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