CATANIA – Continuano a far parlare di sé i problemi relativi alla caduta della cenere dell‘Etna su buona parte dei paesi della provincia di Catania, con particolare attenzione per le conseguenze nel settore agricolo. Questa volta a parlare è il presidente della sezione di Catania della Confederazione Italiana Agricoltori, Giuseppe Di Silvestro, che mostra un quadro piuttosto preoccupante riguardante i settori della coltivazione più colpiti e alle zone che hanno subito i maggiori danni.
«I danni causati dalla cenere sono stati ovunque – afferma Di Silvestro –, sugli agrumi, sui fiori a campo aperto, sugli ortaggi, che difficilmente si possono raccogliere per portare al mercato e vendere al consumatore. Il fenomeno non è stato uguale in tutte le zone e bisogna capire quali siano quelle più colpite o meno. Lungo la costa, tra Giarre e Acireale, il danno è stato molto pesante soprattutto sui limoni e sul florovivaismo. Sulla Piana stiamo verificando, la cenere non è caduta in tutti i posti con la stessa quantità e noi abbiamo chiesto all’Ispettorato di fare un giro per la provincia anche per quantificarla. È comunque a macchia di leopardo e sulla Piana c’è stata l’azione del vento, che dal punto di vista meccanico ha visto una lacerazione degli agrumi nella buccia, cosa che non li rende commercializzabili. Per il consumatore, invece, è garantita la qualità perché va fatta la selezione nei magazzini. Gli ortaggi difficilmente sono lavabili perché vengono raccolti e portati al mercato. L’Ispettorato Provinciale Agricolo deve comunque eseguire i controlli».
Riguardo ai finanziamenti, quelli ai Comuni sono già stati stanziati, mentre per gli imprenditori agricoli si attendono ancora notizie e si lotta per far sì che essi arrivino quanto prima possibile.
«I soldi sono già arrivati ai Comuni – conclude Di Silvestro –, mentre per l’agricoltura ancora non c’è niente. Mi auguro che ci siano e che vengano risarciti gli agricoltori e gli operatori. La vedo nera per la situazione che stiamo vivendo, ma noi li chiediamo e al presidente abbiamo posto il problema».
Giuliano Spina
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