Il quinto episodio del massimo campionato nostrano di basket ha regalato agli appassionati della palla a spicchi il primo grande risultato a sorpresa della stagione (il k.o. di Milano a Sassari), confermando al vertice invece Venezia e Brescia, società che, ormai, non possiamo più definire come sorprese ma realtà concrete e vincenti. Il tutto mentre in coda due delle più piazze più vivaci degli ultimi anni, Reggio Emilia e Brindisi, continuano ad annaspare pericolosamente.
Quasi come un fulmine a ciel sereno arriva a Sassari, per mano di un ottimo Banco di Sardegna, il primo stop stagionale in campionato per l’Olimpia Milano. Un evento che, chiariamolo subito, prima o poi nell’arco di una regular season lunga otto mesi si sarebbe sicuramente verificato, solo che magari ci si sarebbe aspettati che la truppa di coach Pianigiani ritardasse ancora di un po’ il primo appuntamento con la sconfitta (l’anno scorso ad esempio, in condizioni differenti, i milanesi si erano bloccati per la prima volta all’undicesima giornata).
Invece, proprio al termine del primo tour de force (quattro gare in sette giorni) della stagione, i biancorossi si sono arresi alla stanchezza, arrivando a corto di fiato e con uomini decisamente troppo spremuti all’appuntamento coi sardi. Avendo Goudelock fuori, Tarczewski sacrificato sull’altare del turnover tra gli stranieri, Pascolo ancora lontano dal 100% della forma e la coppia Theodore–Micov in riserva, ci si attendeva un salto di qualità dal nucleo italiano e da Jefferson, l’unico tra gli stranieri ad avere ancora un rapporto più di odio che d’amore col basket italiano nonostante le buone intenzioni.
La risposta purtroppo però per i tifosi milanesi è stata negativa, dato che solo Abass è stato capace di avere impatto su un match dove Sassari, spinta da Planinic (17 punti col 100% dal campo) e Randolph, ha fatto la differenza con un parziale di 12-2 negli ultimi minuti del terzo quarto, dilatando il divario e certificando poi il successo nell’ultimo periodo (90-69 il finale) grazie alla vena di un indemoniato Bamforth (19 punti, 7 rimbalzi e 5 assist) e alle conclusioni di Spissu.
Sassari così ha mantenuto l’imbattibilità casalinga e ottenuto un successo che dà fiducia a una squadra impegnata su due fronti, campionato e Champions League, e finalmente al completo. Milano dal canto suo ora potrà finalmente respirare dopo una settimana a tutta e lavorare, a livello mentale, sull’orgoglio e la consistenza dei propri italiani nonché, soprattutto, per trasformare (in vista dell’impegno di giovedì a Tel Aviv contro il Maccabi) in energia positiva la rabbia e la sicura frustrazione accumulata per la prima sconfitta in campionato dove ora, abbandonata la vetta, comandano i campioni d’Italia di Venezia assieme a una bellissima Brescia.
I tricolori, nonostante la sconfitta in Supercoppa e il fatto di avere indubitabilmente un roster più corto di quello dell’Olimpia favorita per lo scudetto, dopo cinque giornate si può dire abbiano metabolizzato bene le partenze estive ed inserito con altrettanta efficacia i nuovi innesti: il risultato è quello di un squadra che sa cosa deve fare per vincere, è conscia dei propri punti di forza e ha una diffusa durezza mentale, risultato del successo dello scorso anno, che l’aiuta a superare anche i momenti più duri.
Ne è la dimostrazione la partita di domenica vinta 88-87 al Paladozza di Bologna contro la Virtus, squadra destinata, quella di coach Ramagli, a dare fastidio a tutti quest’anno e a combattere fino in fondo per le posizioni nobili della classifica. Non è bastato però alla Segafredo issarsi fino al +17 per avere la meglio sull’Umana, la quale, grazie al trio Peric–Johnson–Orelik (54 punti degli 88 totali), ha saputo rimontare i padroni di casa riuscendo poi a punirli con freddezza (quella che è mancata alle “V nere”, vedi 0/2 ai liberi a un minuto dalla fine di Alessandro Gentile) nel finale punto a punto.
Con grinta e consapevolezza i lagunari hanno in questo modo agguantato il quinto successo consecutivo in altrettante partite del loro campionato, rimanendo a punteggio pieno in testa alla classifica in coabitazione con la sempre più solida Germani Basket Brescia, capace di imporsi 78-69 su un campo caldo come quello di Brindisi ed eguagliare in questo modo la miglior partenza in Serie A della propria storia datata stagione 1980-81.
Questo importante traguardo però non è frutto del caso: i risultati conseguiti da Brescia sono infatti il prodotto di un lavoro e una crescita costanti, di un gruppo affiatato, che si conosce, che ha passato anche momenti non semplici lo scorso anno, tutti superati affidandosi alle parole e ai dettami di coach Diana e facendo leva sulla spinta e la carica date da un ambiente sempre più appassionato.
Così la società lombarda ha scalato e sta scalando le gerarchie affermandosi come una delle squadre col basket più solido ed efficace del panorama nazionale. Per piegare Brindisi tuttavia Moss (superlativo con 20 punti e tanta qualità) e compagni hanno dovuto sudare fino alla fine visto il tentativo di rimonta, bello quanto incompleto, avviato negli ultimi minuti da parte della Happy Casa, arrivata e arrestatasi irrimediabilmente fino al 69-72.
Da quel momento infatti la spinta dei pugliesi si è progressivamente esaurita, impedendo loro di trovare la via del canestro per ben due minuti consecutivi e consentendo così agli ospiti di strappare i due punti anche al Palapentassuglia, casa di una Brindisi capace di vincere la lotta sotto i tabelloni e fermare le trame di Vitali ma ancora purtroppo lontana dallo sbloccarsi in classifica, dove ora la squadra di Dell’Agnello staziona in ultima posizione con zero punti in compagnia di un altro team che incredibilmente fatica ancora parecchio a carburare come Reggio Emilia.
Vedere la Grissin Bon occupare quella posizione in graduatoria è qualcosa che assume i connotati del paradossale se pensiamo a una società in grado di raggiungere appena due anni fa la finale scudetto e che negli ultimi anni, tra le altre cose, è una fra quelle che meno ha cambiato sia a livello di filosofia che di uomini nel proprio roster.
Eppure in Emilia la spina fatica ad accendersi e quando le cose prendono una certa piega la squadra fa fatica a trovare forza e spiriti di intenti per risollevarsi. È accaduto così anche a Trento dove i ragazzi di Buscaglia con difesa e triple (12 su 23 tentativi, ben 6 dell’ex Silins) hanno scavato il solco nel secondo quarto e hanno resistito piuttosto agevolmente ai tentativi di rientro degli ospiti coi canestri di un ispiratissimo Forray (15 punti con 3/3 dall’arco) nella terza frazione.
Per la banda di Menetti, come per gli sventurati compagni di Brindisi, non è affatto troppo tardi e non è certo il momento di lasciarsi andare in preda a sconsolati allarmismi: il tempo per reagire c’è, il problema per entrambe le società è trovare la chiave per sbloccarsi prima e provare a navigare verso acque più tranquille poi, avvicinandosi non per forza a quelle di Milano, Venezia o Brescia ma più realisticamente a quelle in cui da anni a questa parte hanno saputo esaltare con le loro gesta più di un tifoso lungo lo stivale.
Federico Guido
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