La settimana NBA ci ha già proposto il secondo scontro stagionale tra le due finaliste degli ultimi tre anni, i Golden State Warriors campioni in carica e i Cleveland Cavaliers, con Kevin Durant che si è aggiudicato il confronto con LeBron James, e un accesissimo duello (anche in questo caso il secondo dell’annata) tra gli Houston Rockets e i Los Angeles Clippers, che ha fatto notizia non soltanto per quanto avvenuto sul parquet. Il programma della lega a stelle e strisce, però, ha ancora tante sorprese in serbo per gli appassionati. Tra le sfide in programma, analizziamo nel dettaglio le cinque gare da seguire ad ogni costo.
CELTICS-SIXERS – La prima delle cinque partite scelte è una sfida cui abbiamo già avuto modo di assistere in ben tre occasioni nel corso di questa regular season. Si tratta del confronto tra Boston Celtics e Philadelphia Sixers, in programma per la seconda volta al TD Garden. Nell’ultimo incontro tra le due franchigie, disputatosi alla O2 Arena di Londra, i ragazzi di Brad Stevens si sono imposti per 114-103, raccogliendo la terza vittoria in altrettante partite contro la squadra di Brett Brown. Una settimana fa, la franchigia del Massachusetts è riuscita a rimontare uno svantaggio di ben ventidue punti, portando a casa la quarta vittoria su quattro partite disputate nel 2018, prima di capitolare tra le mura amiche al cospetto dei New Orleans Pelicans di uno scatenato Anthony Davis (45 punti e 16 rimbalzi per il lungo della franchigia della Louisiana). Nella capitale inglese, invece, i Celtics sono riusciti a prevalere in virtù del solito gioco di squadra capace di rivoltare un esito apparentemente già scritto: dal granitico Horford ai micidiali Irving e Brown (41 punti in due, 20 il primo e 21 il secondo), passando per l’imprevedibile Tatum, ogni giocatore dei Celtics dà un suo contributo alla causa. Ai Sixers, invece, non sono bastate le ottime prestazioni dei soliti Embiid e Simmons (31 punti in due, 15 per il camerunese e 16 per l’australiano) e del quasi infallibile tiratore J.J. Redick, ma la squadra della Pennsylvania ha dimostrato per l’ennesima volta di avere enorme qualità e di certo proverà a fare di tutto per aggiudicarsi l’ultimo confronto stagionale con Boston, provando a riscattare parzialmente le tre sconfitte subite nei tre incontri precedenti.
ROCKETS-TIMBERWOLVES – Interessantissimo anche il secondo match del nostro programma, che vede gli Houston Rockets contrapposti ai Minnesota Timberwolves al Toyota Center. Entrambe le squadre figurano tra i piani alti della Western Conference, con i razzi texani attualmente secondi alle spalle soltanto dei Golden State Warriors detentori del titolo di campioni ad Ovest e dell’anello e i lupi di Minneapolis quarti con una sola sconfitta in più rispetto ai San Antonio Spurs terzi. Per entrambe le squadre, dunque, si tratta di un test importante: per Houston è l’occasione giusta per ritrovare vittoria e serenità dopo il bruciante ko di Los Angeles con i Clippers, mentre per Minnesota si tratta di una ghiotta opportunità per confermare i notevoli progressi compiuti negli ultimi mesi e dimostrare di essere una squadra in grado di competere già da quest’anno per grandi obiettivi. Privi di James Harden dalla sfida della notte di Capodanno vinta tra le mura amiche contro i Los Angeles Lakers, i Rockets hanno fatto affidamento su Chris Paul nelle ultime sei partite (quattro vittorie e due sconfitte). Segnali positivi li ha lanciati anche il nuovo arrivato Gerald Green, già adattatosi a meraviglia al sistema di Mike D’Antoni e rivelatosi un innesto più che efficace dalla panchina. Nel frattempo, The Beard pare aver smaltito il problema al bicipite femorale che lo ha tenuto fuori nelle ultime due settimane e potrebbe tornare a calcare il parquet proprio in occasione della sfida interna contro i Timberwolves. Anche questi ultimi sono reduci da una sconfitta in trasferta (108-102 contro gli Orlando Magic all’Amway Center), ragion per cui hanno intenzione di ritrovare immediatamente il successo: tra i più in forma del momento alla corte di coach Thibodeau, oltre al solito Karl-Anthony Towns, spicca Jimmy Butler, protagonista di una stagione sin qui a dir poco positiva.
RAPTORS-SPURS – E se non fosse abbastanza per soddisfare la vostra voglia di spettacolo targato NBA, nessun problema: dopo due partite sulla carta spettacolari, c’è spazio anche per un duello piuttosto intrigante, quello tra i Toronto Raptors e i San Antonio Spurs. Da un lato una delle squadre più sorprendenti di questa prima parte di regular season, capace di inanellare un’incredibile serie di vittorie a dicembre (sei successi consecutivi e appena tre sconfitte in quattordici partite disputate) e di esprimere un gioco tanto efficace quanto bello da vedere, anche e soprattutto grazie all’esponenziale crescita di DeMar DeRozan, capace di affinare sempre di più le proprie abilità e di risultare implacabile anche da dietro l’arco, migliorando e non poco il proprio tiro da tre. Le sue medie attuali parlano di 25,4 punti a partita, con il 48,1% al tiro e il 35% da tre. Il numero 10 è innegabilmente il trascinatore indiscusso della franchigia canadese, ma è in buona compagnia: l’intero collettivo guidato magistralmente da coach Dwane Casey, infatti, ha permesso sin qui ai Raptors di avere una marcia in più, tanto da scalzare i Cleveland Cavaliers di LeBron James al secondo posto ad Est e tenere testa ai Boston Celtics per il primato in classifica. Dall’altro lato, invece, c’è una squadra che ormai da tanti anni è un’autentica garanzia nella lega. Il trascorrere del tempo non sembra influire minimamente su un meccanismo ben rodato, in cui ognuno fa la sua parte con carattere e personalità, sopperendo anche a problemi di natura fisica (infortuni di Parker prima e Leonard poi) e riuscendo ad uscire da ogni situazione nel migliore dei modi. Merito anche e soprattutto dell’esperienza e della competenza di coach Gregg Popovich, capace di trasformare LaMarcus Aldridge in un trascinatore e di mantenere in alto gli Speroni. Menzione speciale, poi, per Manu Ginobili, che a 40 anni suonati continua ad essere decisivo per le sorti della franchigia nero-argento.
CAVALIERS-THUNDER – Il momento in casa Cleveland Cavaliers non è dei migliori. I vicecampioni dell’Ohio hanno già fatto i conti con un periodo tutt’altro che positivo, perdendo sette delle prime dodici partite stagionali. Dopo il ko in casa degli Houston Rockets, però, i vincitori dell’anello nel 2016 sono riusciti ad inanellare una serie di tredici successi di fila (diciannove nelle successive ventuno gare), rialzando la testa e issandosi nuovamente ai piani alti della Eastern Conference. Dopo aver concluso il 2017 con tre sconfitte consecutive, Cleveland ha iniziato l’anno nuovo battendo i Portland Trail Blazers in casa. Una vittoria illusoria, al pari di quella in casa degli Orlando Magic, dato che nelle ultime dieci partite i Cavaliers hanno perso in ben otto occasioni, di cui quattro consecutive. Nell’ultima sfida, persa per 118-108 contro i Golden State Warriors alla Quicken Loans Arena, non è bastata l’ennesima prestazione maiuscola di LeBron James (32 punti, 8 rimbalzi, 6 assist, 4 stoppate e 3 palle recuperate con il 67% al tiro) per avere la meglio sui campioni in carica, capaci di imporsi contro la franchigia dell’Ohio per la seconda volta in altrettanti incroci stagionali. Persino The King è preoccupato per la situazione dei suoi, ma i Cleveland Cavaliers restano una delle favorite per la vittoria del titolo e, ritrovato Isaiah Thomas, possono uscire in fretta dal tunnel delle sconfitte. In questo senso, la sfida con Oklahoma è un banco di prova importante. La stagione di OKC, al pari di quella dei Cavs, non è iniziata alla grande, anzi: gli uomini di coach Billy Donovan hanno perso dodici volte nelle prime venti gare della regular season, rialzandosi soltanto a dicembre, appena in tempo per tornare in orbita playoff. Trascinati dalle prodezze del solito Russell Westbrook in formato MVP (25 punti, 9,8 rimbalzi e 9,9 assist di media a partita) e dai ritrovati Carmelo Anthony e Paul George, i Thunder sono attualmente quinti ad Ovest e reduci da due vittorie consecutive e non intendono fermarsi sul più bello.
ROCKETS-WARRIORS – Il cerchio si chiude col terzo e penultimo confronto stagionale tra gli Houston Rockets e i Golden State Warriors, le due squadre che guidano la Western Conference. I primi sperano di affrontare i campioni in carica con James Harden in quintetto: il Barba si è infortunato in occasione del match della notte di Capodanno vinto contro i Los Angeles Lakers al Toyota Center e dovrebbe tornare nella sfida con i Minnesota Timberwolves. L’assenza del numero 13 pesa e non poco in quel di Houston, anche e soprattutto perché il principale candidato all’MVP ha fatto registrare sin qui numeri incredibili (32,3 punti, 5 rimbalzi e 9,1 assist a partita), stracciando record su record e confermandosi tra i migliori giocatori della lega. In molti erano dubbiosi circa la sua convivenza con Chris Paul, ma Harden ci ha messo poco a dimostrare di poter essere più che utile alla causa sia insieme a CP3, formando un duo atomico, sia quando quest’ultimo è stato costretto a stare fuori a causa di un infortunio. Nell’unico confronto con i Golden State Warriors giocato quest’anno, del resto, The Beard è risultato più che decisivo per la vittoria al fotofinish dei suoi alla Oracle Arena, mettendo a referto 27 punti, 10 assist e 6 rimbalzi e vincendo la sfida con Steph Curry e Kevin Durant. Questi ultimi due, insieme a Klay Thompson e Draymond Green, continuano a rappresentare le certezze della franchigia californiana, che risulta per il quarto anno consecutivo la squadra da battere, ad Ovest e non solo. Con un KD sempre più protagonista e un Curry rientrato a pieno regime dall’infortunio – e protagonista, insieme a Thompson (28 punti) del successo dello scorso 5 gennaio proprio contro i Rockets con 29 punti – i Warriors sono pronti a difendere il titolo di campioni in carica e sembrano avere tutte le potenzialità per riuscire nell’impresa.
Dennis Izzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
“Se c’è un libro che vuoi leggere, ma non è stato ancora scritto, allora devi scriverlo.”