Le stagioni calcistiche passano di partita in partita e lui è sempre lì, con quel numero 1, prono a stupirci ancora in positivo. Gianluigi Buffon è accostabile all’aggettivo infinito, grazie a un rendimento paurosamente costante nel tempo e l’intenzione di voler appendere i guanti al chiodo ancora lontana. I giocatori vanno e vengono, vittorie e sconfitte si alternano, e lui rimane sempre lì, a difendere i pali della Juventus e della Nazionale e anche l’incessante ondata di cambiamento che il nuovo millennio ha portato con sé non ha saputo scalfire il ragazzone di Ferrara.
Azzurri e bianconeri negli ultimi 20 anni hanno cambiato parecchie volte il proprio volto. Un cambiamento spesso necessario per i tempi che corrono, in linea con le altre federazioni e gli altri club in tutto il globo. Quest’anno poi, Buffon ha visto cambiare entrambi i loghi, per un 2017 che segna, ora come non mai, l’aria di cambiamento del calcio italiano. Prima la Juve poi la Nazionale. Passano giocatori, allenatori, staff e persino i loghi, lui resta lì, inossidabile.
Il logo della Nazionale, che farà il suo esordio nella partita di stasera contro Macedonia, è al terzo restyling da quando Gigi ne difende i pali. All’esordio ufficiale, in quel 10 ottobre del ’97, la carta d’identità segnava ancora 20 primavere e al petto il logo del dopo Italia ’90. Un logo non proprio fortunato, grazie al celeberrimo mondiale del 1994 in USA e alle spedizioni di Euro ’96 e Francia ’98, ma che il buon Gigi riuscirà ad indossare per la nazionale maggiore solo quattro volte. Il tempo di scalare le gerarchie, di aspettare il momento giusto. Ma è dal 1999 al 2004 che la Nazionale Italiana dà prova di sé in tutta la sua sfortuna, ma con il classico scudetto tricolore al petto.
Ad Euro 2000, dove l’Italia si piegò solo al golden goal contro la Francia, Buffon guarda i suoi futuri compagni da casa. Due anni più tardi, invece, è il titolare nei mondiali di Corea e Giappone. È la prima grande opportunità di Gigi, grazie ad una squadra stellare che all’inizio del torneo è data tra le favorite al pari di Germania e Brasile (poi finaliste). La disfatta di Dejeon è ancora negli occhi di tutti gli appassionati in Italia e Buffon quella sera ha un primo assaggio delle amarezze a tinte azzurre. Amarezze che poi non svanirono due anni più tardi, quando in Portogallo il famoso “biscotto” scandinavo negò l’accesso ai quarti agli azzurri guidati da Trapattoni. Seconda grande delusione per Buffon, ennesima spedizione sfortunata per gli azzurri.
Nel frattempo Buffon diventa uno dei migliori in circolazione e la Juve fa follie per fargli difendere i suoi pali. In bianconero le soddisfazioni in terra italiana non si faranno attendere: due supercoppe italiane e due scudetti. In campo internazionale invece, dove con il Parma ha avuto ragione di formazioni di un certo calibro, le delusioni cominciano ad inanellarsi. La finale di Manchester è la prima volta in cui Buffon accarezza la coppa dalle grandi orecchie. D’altronde il logo bianconero, come quello italiano, non ha portato grandi soddisfazioni alla Juventus: uno dei più duraturi (dal 90 al 2004) ma anche il più perdente della storia bianconera, con ben 3 finali di Champions perse.
Tra il 2004 e il 2005 cambiano entrambi i loghi, per portare una ventata di nuovo e chissà, anche una buona dose di fortuna. Saranno gli Scudetti simbolo del calcio Italiano, per un’estate 2006 segnata dalla gioia infinita del mondiale e dal caso calciopoli, che mette sotto sopra le grandi della Serie A e spedisce in B la Juventus dopo 109 anni di storia. Un anno di estrema contraddizione per il blocco bianconero in Germania, tra cui appunto Buffon. Passare dal trofeo che vale una carriera alla Serie B nel giro di un mese non è roba da tutti. Specie se il protagonista in questione è il portiere più forte in quel momento storico.
Il logo della Nazionale Italiana, per ovvi motivi, sarà il più breve della storia azzurra. Spazio alla quarta stella, mentre la sigla FIGC si fa più grossa rispetto allo scudetto precedente. Invariato invece il logo bianconero, che per via della rassegnazione del campionato 2005/2006 e della revoca di quello ancora precedente, si troverà senza alcun trofeo fino agli anni duemiladieci. Sarà lo scudetto dell’orgoglio bianconero e di quei pochi giocatori che nonostante il mondiale tedesco giureranno fedeltà a Madama, per la risalita in A.
Buffon arriva secondo al pallone d’oro 2006 e continua a ricevere premi individuali di anno in anno. I tornei successivi con l’Italia ne esalteranno ancor di più le doti. Gli europei del 2008 e del 2012, vinti entrambi dalla nazionale spagnola, potevano finire in maniera del tutto similare al mondiale in Germania. Ma sarà proprio con l’Italia la prima manifestazione dello strapotere iberico, non solo tra federazioni (ricordiamo anche il mondiale del 2010, in cui l’Italia non superò neanche i gironi) ma anche tra club. Chiedetelo a Buffon, appunto, che dopo essere stato il principale condottiero della risalita juventina (dal 2012 ad oggi ben 12 trofei in Italia) ha accarezzato ancora il sogno di alzare un trofeo europeo con la sua Signora.
Torniamo alla Juve, infatti. E ad un logo che se rappresenta l’incredibile mole di vittorie in Italia, è simbolo anche delle disfatte europee in bianconero. Prima Barcellona, poi Real Madrid. Nel giro di 3 anni Buffon e la Juventus arrivano ad un passo dal sogno per ben due volte. E anche il simbolo del 2004 si fa carico di una pesante tradizione non proprio vincente in Europa. Un destino beffardo, viste le similitudini con il logo italiano, anch’esso poco fortunato nelle spedizioni europee.
Adesso il cambiamento. E non è un caso che sia Buffon il simbolo di due squadre che si rinnovano nel tempo ma che continuano a trovare in lui un punto cardine. Italia e Juventus cambiano logo e volto, ma trovano nel condottiero con l’uno sulle spalle il pilastro portante del presente e del futuro prossimo. Stasera l’esordio del nuovo volto azzurro, nelle scorse settimane quello bianconero. Juventus e Italia si tirano a lucido per cambiare la rotta e sperare in un futuro più vincente del recente passato. Buffon, nel frattempo, è sempre lì, finché fine carriera non separi il portierone di Carrara ai colori che più ha amato da giocatore.
Francesco Mascali
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