Ci hanno abituato a vederli vincenti, sempre e comunque. Ci hanno abituato talmente bene che vederli con il viso cupo e il capo verso il campo ci fa capire, ancora di più, la dimensione di questi due giocatori. Il mondiale di Russia 2018 poteva essere la grande occasione per Messi e Cristiano Ronaldo di alzare la coppa dei desideri, ma anche stavolta hanno dovuto scontrarsi contro la dura realtà. I loro percorsi sono stati totalmente differenti, così come le loro nazionali. Eppure ogni singolo appassionato nel globo (al di fuori dei tifosi di Uruguay e Francia, immaginiamo) avrebbe voluto quel quarto di finale. Roba da film, insomma, che tale doveva restare e tale è restata.
Le partite di ieri hanno dimostrato quanto il talento possa colmare le mancanze di un intero organico fino a un certo punto. E che in fondo, a calcio, si vince di squadra. Francia e Uruguay sono state superiori ad Argentina e Portogallo e molto probabilmente lo sono state sin dall’inizio di questa competizione. Mbappè e compagni hanno avuto una facilità disarmante negli inserimenti tra gli spazi. L’Uruguay di Tabarez, invece, ha insegnato dal punto di vista tattico cosa volesse dire giocare a calcio a Ronaldo e compagni. In entrambi i casi passa la squadra più forte, più attrezzata, più meritevole. Ronaldo e Messi invece tornano temporaneamente sulla terra, colpevoli di averci abituato troppo bene in questi anni di dominio totale.
Messi effettivamente in gioco non c’è stato mai. Colpa anche e soprattutto di una delle selecion più povere tecnicamente della storia, dobbiamo dirlo. Ciò non toglie che la pulga abbia anche le sue responsabilità. In campo è venuto a mancare il carattere del trascinatore capace di far emergere anche le qualità dei componenti meno tecnici. Fuori, forse, è venuto a mancare il dialogo con un inadatto Sampaoli. Tecnico e capitano non si sono mai trovati e i sentori di un mondiale non all’altezza delle attese si erano già avvertiti durante i gironi di qualificazione. In quell’occasione l’estro e il genio di Messi sono venuti fuori salvando la barca dell’albiceleste. In terra russa, invece, vuoi per la pochezza dei compagni di squadra, vuoi per un ambiente al dir poco testo, il fenomeno argentino ha deluso le attese.
Cristiano Ronaldo, invece, ha trascinato con le sue larghe spalle una nazionale come al solito limitata. La tripletta contro la Spagna verrà tramandata ai posteri, mentre il goal contro il Marocco ha consegnato metà qualificazione ai lusitani. Insomma un ottimo modo di ripagare una nazionale che al successo di 2 anni fa ha fatto anche a meno delle giocate di CR7, ma che necessita sempre di un campione del suo calibro per fare il salto di qualità. L’Uruguay era superiore in tutte le zone del campo e il campione di Madeira non ha saputo fare il miracolo. Certo è che in una competizione in cui entrambi escono a capo chino e tanta delusione è il portoghese ad avere qualche motivo in più per sorridere. Negli ultimi 3 anni ha vinto più del rivale, sia a titolo individuale che di squadra. In più, a differenza dell’altro, ha saputo vincere con la propria nazionale, invecchiando con questa ma migliorandosi a vicenda. E il pallone d’oro, a meno di sorprese nel prosieguo di questi (fin ora) splendidi mondiali sembra voler restare in terra europea.
Francesco Mascali
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