CATANIA (dal nostro inviato al centro sportivo “Torre del Grifo”) – Genio e sregolatezza: un mix di una bellezza unica, come un quadro contemporaneo, amato per le sue forme e odiato per la sua astrattezza. Per molti cittadini dello stretto però, Ciccio Cozza sarà sempre quell’estroso ragazzo di Cariati che nonostante i tanti “tradimenti” e le piccole incomprensioni, verrà ricordato per aver portato in alto (più di tutti) la bandiera amaranto. 43 anni tra qualche giorno (il 19 gennaio), una panchina in Serie D con la Sicula Leonzio e un’amichevole storica a Torre del Grifo contro il Bologna che ha tanto il profumo di vecchi ricordi per l’ex capitano della Reggina.
Nel post partita gli abbracci con le vecchie conoscenze si sprecano; nella struttura catanese, d’altronde, la Serie A era di casa fino a qualche anno fa e un ospite come il Bologna è sempre gradito. Tra le tante dichiarazioni rilasciate ai nostri microfoni c’è dunque tempo per rivivere i tempi che furono: “Ricordi da calciatore? Davvero tanti, sia in Serie A che in Serie B – ha giocato anche per Reggiana, Vicenza, Lucchese, Cagliari, Genoa, Siena e Salernitana – e non nascondo che sono parecchio piacevoli. Oggi che sono allenatore potrà mancare qualcosa in particolare: la palla goal per il compagno, il goal su calcio piazzato, qualche bella giocata…ma credo sia normale”. Normalissimo, oseremmo dire, dato che con quei piedi fece ammaliare un’Italia intera. Fu addirittura Adriano Galliani, durante l’esperienza rossonera di Cozza, ad accostarlo al leggendario Demetrio Albertini, anche se dell’ex Milan e Nazionale non riuscì neanche a vestirne la maglia.
Ma di quei colori, ormai lontani, solo i ricordi. Adesso esiste solo il bianco e il nero, quello della Leonzio. “Da allenatore l’obiettivo è quello di migliorarmi e puntare al salto di categoria. Non è un traguardo semplice, ma abbiamo una rosa importante e abbiamo l’obbligo di provare a vincere il campionato fino alla fine”. Parole forti, decise, di chi ha bene in mente quali siano gli ingredienti per una promozione (come quella conquistata alla prima vera esperienza da allenatore, a Catanzaro, nel 2012).
L’atteggiamento, insomma, è quello dei grandi allenatori e sebbene l’avversario era di un certo prestigio, (l’ormai) mister Cozza non lascia spazio a cali di tensione: “Sono incazzato nero. Il risultato non fa testo – 6-0 per il Bologna – ma prendere 4 goal su calci piazzati neanche le squadre dei ragazzini. Non doveva essere una partita di festa, ma un’occasione per allenarci, mentre alla fine abbiamo allenato il Bologna. Dovevamo provare alcune cose in vista della ripresa del campionato e non l’abbiamo fatto, giocando solo di ripartenza. Bisogna avere la concentrazione e la mentalità di chi vuole ottenere risultati, imponendo il proprio gioco indifferentemente dall’avversario”.
Tempo per un’ultima domanda? C’è sempre, specie se si parla delle grandi realtà del (suo) passato. Catania e Reggina, qualche stagione fa, erano le grandi protagoniste degli scontri salvezza in Serie A. Quasi un decennio dopo entrambe le formazioni si ritrovano in Lega Pro, incapaci di riuscire a risalire la china. “Tornare ai fasti di un tempo? Bisogna trovare anzitutto un presidente che stia bene economicamente, avere una certa organizzazione societaria, una buona struttura tecnica e dei calciatori che abbiano voglia di combattere e vincere il campionato. Tra le due, ovviamente, vedo meglio il Catania, che come detto già in più di un’occasione, credo sia l’unica formazione a poter uscire vincente dai play-off”.
Francesco Mascali
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