«Dobbiamo cercare di svoltare, mantenendo l’equilibrio ma senza snaturarci, eliminando tutte le scorie precedenti. Dobbiamo tutti, dai tifosi alla squadra, fino alla stampa stessa, mantenere l’equilibrio. Solo così potremo trovare le prestazioni che questi ragazzi, che lavorano bene di settimana in settimana, meritano». Le parole usate da mister Giovanni Pulvirenti in conferenza stampa hanno il sapore di sicurezza e tanta voglia di fare. Certo è che il terzo allenatore nel giro di neanche un mese non può fare molto con una squadra che già da qualche tempo dà il sentore di essere un cantiere aperto, una squadra dal «vorrei ma non posso». E con questo clima si è arrivati alla partita di Pagani, in Campania, in uno stadio con parcheggio in bella vista, appartamenti che si affacciano sul campo e un clima del tutto lontano da quello che i rossazzurri respiravano fino a qualche anno fa. Ma anche da questi campi passa il treno per risalire in cadetteria e anche questa volta il Catania ha mancato l’appuntamento con il salto di qualità.
Quell’equilibrio tanto auspicato dal neo allenatore nel primo tempo si è tramutato in una prestazione al dir poco soporifera. L’intera squadra gioca sin dai primi minuti con il freno a mano tirato e l’intuizione che possa cambiare gli equilibri del match neanche aleggia nella mente dei giocatori etnei, oggi in maglia bianca. Sempre in conferenza, mister Pulvirenti, ha parlato di squadra, insistendo su un concetto in cui il reparto non conta, ma «è solo una conseguenza logica di incastri». Eppure, oggi, il sentore comune è stato quello di una squadra poco compatta e di un reparto su tutti, quello di centrocampo, totalmente privo di idee, di fantasia, di quelle geometrie capaci di cambiare partita dopo partita un intero campionato. Quella contro la Paganese, per Federico Scoppa, doveva essere LA partita, ma si è trasformata nell’ennesima prova incolore del numero 5, oggi come non mai inadatto a ricoprire quel ruolo di regista che tanto manca al Catania.
E mentre tra i divani dell’intera provincia etnea ci si interroga su quanto avrebbe potuto cambiare il Catania con un playmaker degno di questo ruolo (vedi alla voce Lodi e ai vari intrighi di mercato della finestra invernale), arriva l’ennesimo goal da disattenzione difensiva. Alcibiade (ex primavera Juventus) mette a segno la prima rete della gara, che arriva dagli sviluppi di un corner. Chiarissime le colpe di Giovanni Marchese sul calcio piazzato, che come nella sonora sconfitta subita contro il Melfi al Massimino, continua a peccare in fase difensiva, nonostante la notoria esperienza in Serie A dovrebbe permettergli in situazioni del genere di non soffrire minimamente e dare sicurezza all’intero reparto difensivo.
Nella seconda frazione il Catania sembra cambiare, anche se di equilibrio in campo, come tanto auspica il mister etneo, neanche l’ombra. È anzi la foga e il nervosismo a farla da padrona, con un’idea di gioco mai ben precisa e due squadre che, come vuole la prassi in questa categoria, già si allungano dopo pochi minuti. Il goal arriva in modo fortuito su una buona incursione di Andrea Di Grazia (uno dei più spenti nella prima frazione) e sembra dare la giusta verve a chi, fino a quel momento, era in campo soltanto con il corpo e non con la mente. L’ingresso di Russotto, la sua corsa e le sue giocate sembrano poter dare la giusta botta alla squadra per riprendere il pallino del gioco, tanto che arriva addirittura un’occasione chiarissima ai piedi di Pozzebon al 60’ minuto di gioco, ma l’incredibile goal mancato dà il colpo di grazia ad un Catania che finisce di giocare dopo neanche 15 minuti.
Da quel momento in poi, esclusa una buona occasione per Fornito arrivata 5 minuti dopo, lo spartito torna quello del primo tempo. Gli errori e l’imprecisione la fanno da padrone, la paura di provare la giocata continua ad aleggiare nel centrocampo capitanato da un impalpabile Biagianti. La musica in sala non cambia, anzi, la sinfonia è quasi da accompagnamento, per un risultato che con una classifica del genere dovrebbe avere il sapore della sconfitta, ma che addirittura sembra accontentare la squadra di Pulvirenti. E invece il Catania sprofonda, ancora una volta, da calcio d’angolo. Stavolta è Firenze a beffare Marchese, con un goal che continua a evidenziare le pecche in marcatura per il terzino di Caltanissetta, che comunque in quella posizione si trova sicuramente più a suo agio rispetto al ruolo di centrale nella difesa a 3.
La mancanza di lucidità e di una manovra sensata evidenziano, ancora una volta, i limiti tattici e caratteriali di una squadra che non sembra affatto pronta al salto di categoria. Parisi sembra inadatto alla categoria, Tavares sulla sinistra è totalmente spaesato (perché non Barisic?), Fornito ha bisogno di un mediano che gli copra le spalle e Russotto, che non andrebbe mai più lasciato in panchina per le prossime finali che attendono gli etnei, prima dà il sentore di poter cambiare la partita e poi, dopo il goal dello svantaggio (e un atteggiamento al quanto antisportivo degli avversari) perde la testa e si fa anche ammonire. La prova di maturità, ancora una volta, slitta alla prossima gara. Ai tifosi a casa le immancabili crispelle di San Giuseppe vanno di traverso, mentre gli ultras della Curva Nord tuonano durante la partita del Catania femminile (che vince 12-0 contro il Marsala ndr.) con uno striscione che recita «siete voi il Catania con le palle!». Come si suol dire, a buon intenditore poche parole.
Francesco Mascali
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Proprietario, editore e vice direttore di Voci di Città, nasce a Catania nel 1997. Da aprile 2019 è un giornalista pubblicista iscritto regolarmente all’albo professionale, esattamente due anni dopo consegue la laurea magistrale in Giurisprudenza, per poi iniziare la pratica forense presso l’ordine degli avvocati di Catania. Ama viaggiare, immergersi nelle serie tv e fotografare, ma sopra tutto e tutti c’è lo sport: che sia calcio, basket, MotoGP o Formula 1 non importa, il week-end è qualcosa di sacro e intoccabile. Tra uno spazio e l’altro trova anche il modo di scrivere e gestire un piccolo giornale che ha tanta voglia di crescere. La sua frase? «La vita è quella cosa che accade mentre sei impegnato a fare altri progetti»