La stagione di NBA è già entrata nel vivo e, tra tanti campioni affermati e astri nascenti che si stanno mettendo in mostra in quest’avvio di regular season, c’è un nome che spicca: Giannīs Antetokounmpo. È lui il vero protagonista delle prime settimane della lega statunitense, l’uomo in grado di mettere tutti d’accordo circa il suo enorme talento e di mettere a referto l’incredibile media di 36.8 punti (nessuno, finora, è riuscito a fare meglio di lui), 10.8 rimbalzi e 5.3 assist a partita. Insomma, il greco di origini nigeriane, in forza ai Milwaukee Bucks, sta trasformando in oro tutto ciò che tocca, il tutto sfidando le leggi della fisica con una naturalezza che ha dell’incredibile. Dal classe ’94 è lecito aspettarsi di tutto, anche perché non è ancora chiaro a nessuno quali siano i suoi limiti e, soprattutto, se ne abbia davvero alcuni o siamo di fronte al superuomo di nitzschiana e dannunziana memoria. La seconda ipotesi è tutt’altro che da escludere (e no, non si tratta di un’iperbole).
Spesso e volentieri si tende a mitizzare il personaggio del momento, esaltandone in particolar modo le qualità fisiche e tecniche e rischiando di tracciare un profilo fin troppo perfetto del soggetto in questione. Se quest’ultimo è un’atleta, il rischio di risultare ampollosi nel parlarne o scriverne è ancor più elevato. Nel caso di Antetokounmpo, però, anche restando il più possibile fedeli alla neutralità, è davvero impossibile fare a meno di tesserne le lodi. La possente ala piccola dei Milwaukee Bucks è uno di quei giocatori più unici che rari, un ragazzo che ha superato le sfide più difficili della vita, sia sul parquet che al di fuori di esso, e che ha già dato un contributo notevole al mondo del basket a stelle e strisce nonostante la giovane età. A 23 anni non ancora compiuti (spegnerà le candeline il prossimo 6 dicembre), Antetokounmpo è considerato da molti l’erede di LeBron James (lo stesso leader dei Cleveland Cavaliers ha sostenuto questa tesi) e il futuro MVP e – nell’attesa di capire se riuscirà a bruciare le tappe anche in questo senso – risulta anche il principale punto di riferimento di una delle franchigie più interessanti e talentuose della lega, i Milwaukee Bucks di coach Jason Kidd (campione NBA da giocatore con i Dallas Mavericks nel 2011).
Nonostante la giovane età, Antetokounmpo calca i parquet di NBA da ben quattro anni e mezzo. Il 27 giugno 2013 viene selezionato con la quindicesima scelta al primo turno dai Milwaukee Bucks nel Draft tenutosi al Barclays Center di New York. Inizia così la sua ascesa nella lega cestistica più importante del mondo, un palcoscenico su cui ogni giocatore di basket o aspirante tale sogna di poter salire. Abile nell’adattarsi in tempi molto rapidi a ritmi e situazioni inevitabilmente diverse rispetto quelle alle quali era abituato (fino al 2013 militò in Grecia), inizia a poco a poco a farsi strada e a mostrare tutto il suo valore. Nella stagione 2015-2016 centra la prima tripla doppia della sua carriera (27 punti, 12 rimbalzi e 10 assist) nella gara vinta per 108-101 ai danni degli Atlanta Hawks, quindi diventa il primo giocatore nella storia dei Milwaukee Bucks a riuscire nell’impresa di ottenere cinque triple doppie in una sola stagione. Queste statistiche impressionanti gli permettono di entrare immediatamente nella storia dei cervi, al fianco di nomi che hanno offerto un contributo fondamentale alla pallacanestro made in USA: Oscar Robertson, Moses Malone e Kareem Abdul-Jabbar, tanto per citarne alcuni.
Il suo potenziale è ormai fuori discussione, ma è nella stagione 2016-2017 che The Greek Freak compie il salto di qualità, ottenendo la tanto agognata consacrazione tra i grandi ed elevandosi al grado di superstar. Chiudendo la regular season con una più che positiva media di 22.9 punti, 8.8 rimbalzi e 5.4 assist a partita, Antetokounmpo migliora tutte le statistiche fatte registrare nei tre anni precedenti e viene premiato come Most Improved Player il 26 giugno a New York, stravincendo, con ben 80 voti su 100, il confronto con Nikola Jokić dei Denver Nuggets e Rudy Gobert degli Utah Jazz. Sul palco di New York, però, Antetokounmpo non c’è, essendo nel frattempo in Grecia dalla sua famiglia.
Come per la stragrande maggioranza degli atleti NBA, infatti, anche per Antetokounmpo la famiglia ha un valore speciale. In particolare, la stella dei Milwaukee Bucks ha un legame indissolubile con il padre Charles, una figura di straordinaria importanza nella sua crescita professionale e non. Il mese scorso l’atroce crudeltà del destino gli ha messo di fronte la sfida più difficile della sua vita, ossia fare i conti con la morte del padre Charles ad appena 54 anni, a causa di un attacco cardiaco. È anche soprattutto grazie a lui se Giannīs non ha mai mollato, superando ogni ostacolo e diventando il fenomeno paranormale che oggi nessuno può fare a meno di celebrare. Per il talento di Atene non è facile accettare una perdita tanto tragica quanto inattesa (come biasimarlo?), ma anche in questo Antetokounmpo dimostra di essere un osso duro e, seppur inevitabilmente a fatica, continua a fare quello che ama, stavolta con uno stimolo e una motivazione in più: onorare suo padre Charles, che lo ha sempre sostenuto, non smettendo mai di credere in lui e nel suo enorme bagaglio di tecnica, talento e personalità.
Se fuori dal campo Antetokounmpo ha il carattere e la forza per affrontare qualsiasi situazione, le cose non cambiano affatto sul parquet, dove spesso e volentieri la sua impressionante struttura fisica gli consente di fare pressoché di tutto, tant’è che Sports Science (rubrica di ESPN basata sul connubio tra lo sport e la scienza) ne ha studiato e analizzato minuziosamente i parametri fisici, riscontrando notevoli differenze rispetto alla normalità. Alto 2.11 metri, Antetokounmpo possiede un’apertura alare di ben 222 centimetri, mentre la sua mano è larga 30 centimetri e il suo tendine d’Achille misura 34,3: numeri decisamente superiori rispetto a un uomo comune e ai suoi colleghi in NBA. Ciò rende al meglio l’idea sul fatto che il suo fisico lo abbia aiutato e non poco a diventare un giocatore completo e straripante e che definirlo un moderno superuomo non è affatto paradossale.
Quest’anno i suoi Milwaukee Bucks hanno intenzione di migliorare il piazzamento dello scorso anno (sesto posto ad Est con 42 vittorie e 40 sconfitte ed eliminazione al primo turno dei playoff ad opera dei Toronto Raptors) e per farlo si affidano soprattutto al numero 34, che dal canto suo non ha perso tempo per finire sotto i riflettori. In occasione del match vinto per 113-110 ai danni dei Portland TrailBlazers, Antetokounmpo ha centrato il suo nuovo career high di punti (44) ed ha scritto un messaggio per il padre sul pallone della gara, dedicandogli la vittoria dei suoi cervi e il suo record, l’ennesimo di una carriera che ha ancora tante gioie ed emozioni speciali da riservargli. La seguente massima di William Shakespeare «Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi» definisce in maniera ideale The Greek Freak, che non ha mai lasciato nulla al caso – lavorando duramente per arrivare ad alti livelli e non avere rimpianti – ed ora può permettersi di toccare il cielo con un dito, senza porsi limiti.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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