Come ai più sarà noto, il terzo principio della dinamica sinteticamente afferma che «ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria». E se la semplificazione di tale regola fisica metaforicamente potesse applicarsi anche al nostro fisico? Se cioè, per esempio, ad ogni brufolo di gioventù in più oggi corrispondesse una ruga in meno domani?
Buone notizie arrivano per i giovani che soffrono di acne: secondo uno studio condotto da ricercatori del Kings College di Londra e pubblicato sulla rivista Journal Investigative Dermatology, la loro pelle godrà in futuro di una maggiore elasticità rispetto ai coetanei, oltre a subire un meno rapido processo di invecchiamento e una più tardiva comparsa di macchie e rughe. Che gli adolescenti interessati da tale potenziale problema, capace in certi casi di condizionare perfino il proprio modo di relazionarsi (complice l’insicurezza tipica della tenera età), sarebbero un giorno stati ripagati dei loro tormenti era già, in realtà, una verità clinica consolidata. Mancava solo da conoscerne il perché.
«La maggiore tonicità ed elasticità della pelle di soggetti con storia di acne veniva per esempio attribuita all’aumentata attività delle ghiandole sebacee alla quale consegue una maggiore secrezione di sebo ovvero di sostanza grassa in grado di mantenere oleosa la pelle», spiega Falchi, professore associato presso il Kings College, coordinatore, insieme a Veronique Bataille, dello studio. «Presso il nostro dipartimento studiamo un ampio campione di soggetti formato da circa 12mila gemelli, campione ritenuto rappresentativo della popolazione inglese. Si tratta di volontari, gemelli sia monozigoti che dizigoti. Fra questi abbiamo preso in esame, in particolare, 1205 gemelle e siamo andati a valutare la lunghezza dei telomeri, ovvero delle porzioni terminali dei cromosomi presenti nei loro globuli bianchi», continua.
I telomeri costituiscono la parte terminale dei cromosomi e, nonostante non contengano importanti informazioni genetiche, hanno un ruolo basilare nello stabilire la longevità di una cellula: quanto più sono lunghi, tanto più lento sarà l’invecchiamento biologico. Questi, invero, impedendo la perdita di materiale genetico durante i processi di replicazione cellulare, finiscono con lo svolgere in essi una funzione protettiva. Ne consegue che cellule più vecchie, soggette ad una quantità superiore di cicli di replicazione, avranno telomeri più corti.
Alle gemelle in questione è stato richiesto di compilare un questionario riguardante la loro eventuale storia clinica di acne ed è emerso che, su 1205, 293 avevano in precedenza sofferto di tale disturbo. I dati raccolti sono stati poi sottoposti ad analisi statistiche, le quali, facendo riferimento a criteri quali l’età, l’altezza, il peso ed eventuali legami di parentela, hanno evidenziato cone i globuli bianchi dei soggetti con una storia di acne avessero telomeri nettamente più lunghi rispetto a tutti gli altri.
Ma non è tutto: «studiando, da un punto di vista genetico, campioni di biopsie di pelle abbiamo scoperto che nei soggetti con storia di acne è anche meno presente una proteina che si chiama APAK e che agisce da regolatore del ciclo cellulare proteggendo la cellula dalla morte. Il quadro che emerge ci spinge ad avviare ulteriori ricerche volte ad approfondire i meccanismi coinvolti nell’invecchiamento della pelle così come la comparsa di tumori correlati all’incidenza di acne».
Concetta Interdonato
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