Ne ha fatta di strada, il quadretto Vichy: il grande classico dello stile en plein air, è attuale oggi come negli anni 40 e 50, quando fu reso celebre da Brigitte Bardot, ma anche dal prendisole “tovagliato” di Katharine Hepburn, dai capri pants da pic nic di Lady D…
Tutto ebbe inizio nella seconda metà del Settecento, quando Gustavo III, raffinato re di Svezia, crea uno stile d’arredamento che ancora oggi è conosciuto con il suo nome: lo stile gustaviano. Così i quadretti Vichy appaiono inizialmente con la trama bianco e azzurro, utili a catturare la poca luce del Nord; saranno poi presenti anche altri colori pastello, come il verde salvia e il rosa, come mostra la stanza dei divani a Bernshammar. I famosi quadretti vengono poi osati anche da Sissi, la principessa di Baviera, sui suoi lunghi e gonfi abiti, con l’accostamento del bianco col marrone. Una stoffa insomma – detta anche cotone Zephir – che non uscirà più dall’immaginario estetico: dell’arredo, della moda dell’infanzia, dai grembiuli dell’asilo ai completini, alla biancheria, occupando quello della moda in svariate abbinate. Oltre all’originaria variante bianco-azzurro, e le classiche bianco-rosso e bianco-blu, spopolano anche le varianti bianco-rosa e bianco-nera.
Negli anni ’20-’30 il Vichy campeggia sull’abito da tempo libero, da giornate di sole, con capelli portati a filo mento e il cappello a cloche. Nel 1936, la sofisticata Katharine Hepburn indossa un prendisole per il mare “tovagliato”. Ma è a partire dagli anni Cinquanta in poi che vi è la virata, femminile e maliziosa, assolutamente inarrestabile, del Vichy. In un mondo di sottogonne e twin-set, pantaloni stile Capri,ballerine, shorts e camicie annodate sotto il seno, i quadretti Vichy esaltano una femminilità fintamente ingenua e tanto provocante. I capi più amati sono le gonne strette in vita e scampanate all’orlo: a ruota, a palloncino e pieghettate, che chiamano a volte pizzi e corsetti, ad aggiungere un tocco di romanticismo al look. Nel mondo del cinema tutto questo è evidentissimo: nel 1950 Betty Grable sfoggia un incantevole décolleté strizzato in un bustier dress stile picnic, mentre nel 1953 lo Spartacus del grande schermo è statuario, anche in camicia gingham; nel 1959 lo stile tropézienne di B.B. è tutto un Vichy: bon ton sì, sexy pure. Molto provenzale, è celeberrima una sua foto davanti allo specchio con gonna a ruota bianco-azzurra, come celeberrimo è anche il bianco-e-rosa scelto per il suo abito da matrimonio: con un modello a ruota di Jacques Estérel, diventa moglie dell’attore Jacques Charrier. Pedalando in bicicletta sul lungomare della Costa Azzurra diventa una sua divisa di stile, condivisa da molte.
Nei Sessanta il Vichy è dislocato su bikini e babydoll, creando una certa lingerie da finta educanda. Anche qui, il cinema ci presenta validissimi esempi: basti pensare alla allora diciannovenne Goldie Hawn in una posa jolie fille, o Jane Birkin – la britannica più francese che ci sia – in deliziosi top e culotte dal sapore adolescenziale.
E oggi? Per Bottega Veneta e Luisa Beccaria (e tanti altri) per l’estate che sta arrivando, il summer dress Vichy è d’obbligo. La stampa Vichy è il leitmotiv del tailleur bon ton di Altuzarra o dell’abito timeless di Bottega Veneta. E se i costumi a quadretti (interi o due pezzi) sono un must del beachwear ci pensa Diane Von Furstenberg a creare completi blusa e shorts in fantasia, perfetti sia al mare che in città.
Chiara Grasso
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