Di recente, al Massachusetts Institute of Technology alcuni ricercatori hanno effettuato un’incredibile scoperta inerente nientemeno che la pasta che comunemente mangiamo tutti i giorni. Sovrapponendo alcuni fogli di gelatina di diverso spessore, si sono accorti che lo strato più denso assorbe più liquidi e, una volta gettato in acqua, si incurva più facilmente. In questo modo, la pasta può essere impacchettata in involucri piatti, permettendo di guadagnare molto più spazio. Per di più, è stata stampata perfino della cellulosa alimentare da applicare sopra i fogli di gelatina, ed essendo la cellulosa quasi idrorepellente, funge da barriera alla pasta divenendo in grado di controllare quale strato assorbe maggiormente acqua.
Nel documento di esplicazione del progetto, presentato alla Computer Human Interaction Conference of Human Factors in Computing Systems, una degli studiosi coinvolti nell’esperimento, Lining Yao, ha spiegato che il test è stato eseguito mediante una stampante 3D, con la speranza, però, che ben presto lo si possa fare anche con le classiche stampanti. In tal modo, le aziende artigiane di pasta potranno realizzare il design dei propri prodotti attraverso un qualsivoglia calcolatore (ovviamente predisposto allo svolgimento di lavori simili), conferendovi il giusto spessore e la forma più consona alle proprie aspettative. Quando una volta si pensava che, un giorno, attraverso la tecnologia saremmo stati capaci anche di cucinare, sembrava un’idea alquanto strampalata e priva, secondo i veterani, di qualsiasi fondamento: è forse arrivato il momento di riconsiderare la cosa?
Anastasia Gambera
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