L‘Italia è uno dei pochi Paesi al mondo in cui la contraccezione è interamente a pagamento, nonostante sia la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a inserire i contraccettivi tra le medicine che devono essere garantite in tutte le Nazioni. Da un po’ di tempo a questa parte, gli anticoncezionali rimasti ancora a carico dello Stato, sono stati “declassati” in fascia C, quindi a pagamento. In un Paese che inneggiava al Fertility Day e che affronta altissimi costi per praticare l’aborto, questo può essere una grave contraddizione ed un problema a cui far fronte, considerando anche che in Paesi come la Francia e la Gran Bretagna, la contraccezione è gratuita e garantita per tutti. Una svolta potrebbe essere rappresentata dalla petizione lanciata online dal 6 dicembre, sul sito change.org su una contraccezione gratuita e consapevole, di cui ne ha parlato in questi giorni anche Il Fatto Quotidiano.
Con una contraccezione non gratuita alcuni settori della popolazione resterebbero completamente escluse dall’uso, facendo sì che si diffondano malattie e gravidanze non desiderate. Si pensi solo ai disoccupati e ai ragazzi più giovani. Per la spirale, addirittura i costi salgono sui 400 euro, senza contare la difficoltà nell’imparare ad inserirla e usarla nel migliore dei modi. L’Italia resta quindi un Paese con tante contraddizioni, la terra del Vaticano che, con questi presupposti, pare non poter assicurare ancora una sessualità libera, consapevole, responsabile e sicura per tutti. Molte Nazioni sono già avanti rispetto a noi, forse sarebbe ora di adeguarsi agli standard europei?
Serena Borrelli
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