In questi giorni siamo sommersi, un po’ come ogni anno nel periodo corrente, da notizie relative al picco di epidemia influenzale. Sull’argomento siamo ormai abbastanza preparati e, seppur ogni inverno rappresenta il nostro generico nemico comune, il suo arrivo non ci terrorizza poi più di tanto, rassegnati alla sua periodica visita. Lo stesso non può invece dirsi di quei fenomeni comportanti la diffusione di sintomi di malessere che appartengono al novero delle c.d. psicosi collettive. Nello specifico si tratta di malesseri che, seppur non eccessivamente gravi, si diffondono per autosuggestione. Un soggetto, a causa di fattori ansiogeni esterni e di intensi periodi di stress, si ammala o accusa forme di isterismo e “contagia” coloro che, in qualche modo -anche virtualmente- vengano a contatto con lui. Questi ultimi inizieranno a presentare gli stessi sintomi (nausea, mal di testa, difficoltà respiratorie, debolezza), senza però essere realmente affetti da alcun disturbo o patologia.
Il fenomeno sociopsicologico dell’isteria di massa ha portato spesso gli studiosi a interrogarsi e la società ad assistere a situazioni, ai limiti dell’immaginabile, bizzarre se raccontate, destabilizzanti se vissute. I più colpiti, di norma, donne e adolescenti. Tra i casi più frequenti adolescenti che, ad esempio, lamentavano malori analoghi a quelli di personaggi di serie tv. Tra le vicende più singolari e note, sicuramente vi è l’epidemia del ballo, datata 1518. Tutto iniziò quando, i piedi di una donna, cominciarono a muoversi a passo di danza tra le strade di Salisburgo. Nel giro di un mese erano quasi 400 i ballerini che popolavano le vie della città. Anche le autorità assecondarono la necessità di quei corpi inarrestabili ingaggiando musicisti che scandissero il ritmo a quei balletti infiniti. La storia, però, secondo alcune fonti, non vanterebbe lieto fine: alcuni dei ballerini sarebbero morti per arresto cardiaco.
Nel 1962, invece, in Tanzania -allora ancora Tanganika- a scoppiare fu una risata collettiva. Era trascorso appena un mese dalla neo-ottenuta indipendenza, quando, in una scuola del piccolo villaggio di Kashasha, una ragazza iniziò a ridere irrefrenabilmente. Non ci fu modo, a quanto sembra, di farla smettere: si trattava di risa patologiche che, in breve tempo, colpirono quasi un centinaio di alunne. Gli insegnanti, rimasti stranamente immuni, furono ostacolati nello svolgimento delle proprie lezioni, a tal punto che la scuola dovette temporaneamente sospendere la propria attività. Secondo il professor Charles F. Hempelmann, della Purdue University dell’Indiana, l’origine non può che essere derivata da una comune sensazione di stress legata alla volontà di non deludere le nuove aspettative data l’assenza di riscontro virale.
Concetta Interdonato
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