Che si debba finire di leggere un libro, una volta cominciato, viene considerato quasi un obbligo: ecco perché, solitamente, chi rinuncia prima dell’ultimo capitolo viene considerato scostante, pigro o addirittura reo di avere investito tempo e denaro prezioso in un’attività non portata a termine. Questo ragionamento sta alla base della tendenza ad evitare anche altri tipi di “sprechi”, come quello di non lasciare del cibo nel piatto al ristorante o di non alzarsi da una sala cinematografica prima che la proiezione del film sia terminata: si tratta di un concetto definito in inglese «sunk cost fallacy» e tradotto in italiano come «costo irrecuperabile». Tuttavia, è davvero così grave tirarsi indietro o fermarsi?
Stando a una logica basata sulla consumazione di tutto quello che si è ormai pagato, sembrerebbe di sì. Eppure, numerosi sono i motivi per cui è più che lecito, nonché positivo, smettere di leggere quando non si ha voglia di proseguire e recentemente lo ha sostenuto a gran voce anche la rivista online Bookriot. La concentrazione e le ore dedicate alla lettura, infatti, dovrebbero essere investite in un’opera capace di suscitare né noia né stanchezza e non andare avanti nel caso in cui questa ipotesi si verifichi è un istinto più che naturale, che peraltro permette di non sprecare energie in maniera eccessiva e controvoglia. Oltre a ciò, i meccanismi che stanno alla base dell’apprendimento, dell’empatia e delle reazioni psico-emotive, nel momento in cui non si è davvero coinvolti da una narrazione, vengono meno fin quasi a sparire del tutto.
Non ha senso, dunque, incaponirsi ad ogni costo per poi rischiare, a dispetto della grande fatica, di ricordare ben poco e di avere imparato ancora meno da una simile esperienza, che si tratti di classici intramontabili o di novità editoriali apparse da poco in libreria. La scelta giusta, in casi simili, consiste sempre nell’accantonare il volume per riprenderlo eventualmente in un altro momento di maggiore ispirazione, in cui i frutti del tempo impiegato per leggere potranno valere molto di più la pena. E, se quel giorno non dovesse arrivare mai, inutile sentirsi in colpa o considerarsi cattivi lettori e cattive lettrici: si può sempre rivendere, regalare o scambiare qualche opera con altre che attirano di più e che magari non rimarranno per troppo tempo sul comodino.
Eva Luna Mascolino
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