Le truffe alimentari ai danni del Made in Italy nel mondo hanno nomi creativi, ma ingredienti privi di certificazione e creano concorrenza sleale per il nostro mercato alimentare e allarme per i rischi per la salute dei consumatori inesperti
Zottarella, Reggianito, Parmesao tanti e troppi sono i prodotti tipici nostrani che vengono imitati all’estero e spacciati per italiani. La Coldiretti ha lanciato l’allarme per tutelare i consumatori e il mercato alimentare italiano in occasione della apertura del Museo del falso Made in Italy, temporanea mostra di prodotti ingannevoli, a Napoli nella splendida location del lungomare in via Caracciolo.
I falsi Made in Italy coinvolgono molti prodotti alimentari eccellenze del nostro paese. Dai formaggi ai salumi, passando per pasta e pomodori, ciascun prodotto possiede nel mondo alcune brutte imitazioni. Queste vengono smistate sugli scaffali degli esercizi commerciali e dei supermercati, protette da marchi e denominazione di origine, dannosi per il comparto alimentare italiano e per l’italian sounding, cioè l’uso di nomi e riferimenti geografici relativi all’Italia stampati su prodotti stranieri per materie prime e lavorazione, al solo fine di aumentarne l’attrattiva dei consumatori, sfruttando l’altissimo livello in campo alimentare del made in Italy, e così facendo incrementare esponenzialmente le vendite.
Molto imitati sono anche i salumi. In Canada si produce il salame “Cacciatore” e un marchio “Napoli Mastro salami” produce falsi salumi napoletani. La Spagna insacca e poi vende mortadella “Sicilana”, la Finocchiona che mangiano negli Usa è prodotta in Croazia e infine in Australia impazzano le vendite del kit per produrre tipici salami calabresi. Per i cittadini della Slovenia gli spaghetti sono “Spageti”, per i Rumeni “Spaghete” e per gli olandesi “Spagheroni”. Mentre per i tedeschi la gamma di pasta falsamente italiana è più vasta: “Pasta schuta” e “Pasta chuta”. Senza parlare poi dei famosi “Macaroni”, “Makaroni”, “Makkaroni” d’ oltreoceano. Il pomodoro, altro grande protagonista nel mondo della contraffazione alimentare, scopre di avere cugini in giro per il globo. Il pomodoro San Marzano, perla dell’ agro nocerino-sarnese, diventa oltreoceano “Tomato Romano” o “Salsa Pomarola” in Argentina. Neppure vini e oli sono risparmiati. Nel mondo si vende il “Montecino”, falso del Montalcino, falsi Chianti, imitazioni del Barbera rumeno e il prosecco russo. Gli oli che negli USA recano sull’etichetta titoli accompagnati da città italiane provengono da olive maturate, raccolte e spremute in California. Attenzione anche al tarocco aceto balsamico.
Al di à della celia, però, quel che causano queste numerose imitazioni è un grave danno al comparto alimentare in termini di capitali, posti di lavoro e messa a rischio della salute dei consumatori. Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, ha comunicato ai microfoni dei cronisti che le imitazioni particolarmente fantasiose stanno facendo perdere 300.000 posti di lavoro e che sebbene si stia per raggiungere lo storico record di esportazioni alimentari, con un valore di 40 miliardi di euro, tale dato è molto condizionato in negativo dalla presenza di tutti questi falsi che creano un giro di vendite di 60 miliardi l’anno nel mondo e che sono alla base della agropirateria internazionale. Nonostante tali falsi cloni siano presenti prevalentemente all’estero, può capitare di trovarli in Italia in negozi etnici quindi Coldiretti consiglia a tutti i consumatori di leggere attentamente le etichette con un occhio di severo riguardo alla provenienza e al marchio, meglio se DOP o IGP. Un ultimo consiglio è badare al prezzo, prezzi troppo bassi devono destare sospetti.
Gilda Angrisani
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