Aprirà a Betlemme, il prossimo 11 marzo, l’hotel con “la vista più brutta del mondo”. L’artista britannico Banksy è riuscito a sorprendere ancora, ideando il suo primo hotel il quale non sarà solo un posto dove poter alloggiare, ma un vero e proprio viaggio artistico tra diverse opere a forte carattere provocatorio.
BETLEMME – The Walled Off Hotel si trova in Cisgiordania, a Betlemme. Il nome dell’albergo è un riferimento stesso al muro: “Walled Off”, infatti, può essere tradotto come “murato”, oltre a essere un gioco di parole della catena Waldorf. L’artista di strada anonimo è vicino da diversi anni al conflitto tra Israele e Palestina: più volte schieratosi apertamente a favore della causa palestinese, nel 2007 aveva lasciato le sue tracce con 6 opere anonime, le più celebri delle quali sono la colomba con il giubbotto antiproiettile e la bimba che cerca di sorvolare il muro con dei palloncini in mano. L’anno scorso invece, a Gaza, ha disegnato quattro murales, tra i quali uno su una porta di metallo, The Bomb damage, raffigurante la dea greca Niobe rannicchiata sulle macerie di una casa distrutta.
La posizione non è casuale: l’albergo sorgerà nella zona C della città, proprio al fianco del muro che divide la Palestina da Israele, fatto costruire nel 2002 con lo scopo d’impedire l’intrusione dei terroristi palestinesi nel territorio nazionale. Il proprietario del Walled Off Hotel, il 42enne Wisam Salsaa, lo ha mostrato per la prima volta ai media. Il progetto ha richiesto 14 mesi di lavoro, tutto svolto in gran segreto, anche per tutelare l’anonimato di Banksy. Le camere saranno nove, più una “suite”. A giudicare dalle prime fotografie degli interni, ciascuna stanza è una piccola installazione artistica: la camera più costosa, appunto la suite, è dipinta interamente di rosso e sopra il letto è esposto un quadro con un cuore metallico avvolto da filo spinato e coomprende una vasca idromassaggio in finta pietra. Nel corridoio c’è un finto ascensore murato e un busto greco con parte del volto coperto, nella sala cinematografica un dipinto particolarmente inquietante con una bambina e un clown. Il murales che si trova nella camera numero 3, invece, è già diventato famosissimo, facendo il giro del mondo: ritrae un palestinese con la kefiah e un agente della Border Police israeliana, i quali si affrontano a colpi di cuscino in una nuvola di piume, nella classica visione dello street artist britannico, capace di mescolare nelle sue opere poesia e realtà con falsa ingenuità. Tra le altre caratteristiche dell’esercizio, vi è un museo dedicato ad opere di forte carattere politico: al suo interno, una cavità ospita una figura umana, in dimensioni naturali, del segretario degli Esteri del Regno Unito, Arthur James Balfour nell’atto della firma della Balfour declaration. Questo documento, scritto nel 1917 dal ministro al leader della comunità ebraica britannica Walter Rotschild, ha gettato le basi della nascita di uno stato israeliano in Palestina.
L’hotel è un’impresa commerciale, dove si potrà dormire al prezzo di 30 euro a notte: una spinta per incoraggiare il turismo di una città che negli ultimi anni è sceso progressivamente. La presenza della Basilica della Natività, una delle chiese più visitate dai cattolici di tutto il mondo, rende Betlemme l’unica città a vocazione turistica della Palestina, tra l’altro, facilmente raggiungibile in soli venti minuti di auto da Gerusalemme. Lo scopo dell’artista Bansky, però, non è solo finalizzato al turismo: la sua provocazione vuole porsi come punto di partenza per una riflessione più profonda. Difatti, questo albergo si pone l’obiettivo, non semplice, di favorire il dialogo tra le due parti divise dal Muro, e anche quello di attirare l’attenzione su un conflitto spesso dimenticato o lasciato da parte dai media e dai potenti che ci governano.
Sara Forni
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