Un indumento che tutti possono portare, dalle sue umili origini è divenuta il simbolo di una società globalizzata e precaria, un capo quasi più democratico dei jeans.
La felpa non è nata subito come un capo fashion da indossare in qualunque occasione, ma lo è diventata col passare del tempo e soprattutto con l’evolversi dello street style. Hoodie, così viene chiamata nello slang, ha una storia simile a quella dei classici jeans. Negli anni ’30 il Signor Champion osservando i lavoratori all’aria aperta e gli sportivi durante gli allenamenti, decise di mettere un cappuccio alle felpe già in commercio, una comoda e pratica alternativa data la necessità di coprirsi e ripararsi in determinate situazioni. In poco tempo si è passati alla produzione di felpe con cappuccio e cerniera, arrivando a sostituire quasi del tutto la lana con il cotone. I fattori che hanno contribuito a renderla un capo “virale” soprattutto negli anni ’70 e seguenti sono diversi, come ad esempio la cultura hip-hop sviluppata a NYC e il senso di anonimato e sicurezza che il cappuccio dava ai criminali in quegli anni. «Ho detto spesso che avrei voluto inventare io i blue jeans: il capo più spettacolare, più pratico, rilassante e informale. I jeans hanno espressività, sex appeal, semplicità- tutto ciò che io auspico nei miei vestiti» citazione di Yves Saint Laurent in merito ai jeans, ma può benissimo essere usata anche per la felpa, simbolo dell’odierno street style.
Indumento versatile, la felpa è arrivata a diffondersi con stampe personalizzate diventate poi un capo di moda tra gli studenti americani,oggi capo di tendenza a tutti gli effetti, ognuno ne deve avere almeno una nel proprio armadio. Negli anni ne sono state create e presentate in commercio di ogni tipo e forma, persino i migliori stilisti l’hanno presentata alle loro sfilate sostituendo il neoprene al cotone. Con i primi freddi tornano alla ribalta, capo preferito da adolescenti e non in primis per il calore e la comodità. Se dovessimo trovare un capo da tutti i giorni per eccellenza non potremmo che dire la felpa! Un capo d’abbigliamento simbolo di libertà e di curata e consapevole trascuratezza, unito a un tocco di personalità e ricercatezza, sono l’oggetto di desiderio degli impiegati in giacca e cravatta che non vedono l’ora di mettersi la felpa a fine giornata per rilassarsi un po’. Si può pensarla come un capo democratico, partito fin dalle umili origini per poi riscuotere sempre più consenso.Indossata dai barboni, come dalle star, dal ragazzo adolescente come dall’adulto lavoratore, dallo sportivo come dal pigro seduto sul divano, persino Mark Zuckerberg la indossa come simbolo del suo dresscode accessibile ai più.
Tra i pareri sui social è emerso che la felpa in molti casi è l’unico indumento che facilita la dinamica vestiaria al mattino, quando ancora non siamo in condizione di prendere scelte importanti in materia di outfit giornaliero. Inoltre c’è il cappuccio, permette di tenere fuori il mondo esterno di cui rappresenta il confine. I criminali ad esempio la usano per coprirsi dalla telecamere, i politici la usano spesso per farsi vedere giovanili e in veste informale, rimane comunque il fatto che negli anni il significato di indossare una semplice felpa è cambiato. Al cinema è diventato il costume di quei supereroi moderni non ancora consapevoli delle loro capacità, parliamo di Jeeg Robot di Mainetti e di Luke Cage su Netflix.
Luke Cage indossa una felpa e tira sempre su il cappuccio prima di riempire qualcuno di pugni e schiaffi, lo fa come fosse un gesto politico, ha a che fare con l’omicidio di Trayon Martin, il ragazzo afroamericano ucciso per il semplice fatto di essere sembrato un soggetto sospetto, proprio a causa di una felpa. Nella serie dopo questo spiacevole evento tutte le persone di ogni tipo hanno cominciato a coprire il proprio volto sotto una felpa, come segno di protesta per tutte le persone che vengono uccise per dei semplici pregiudizi. Il nocciolo della questione insomma è il seguente: indossare una felpa col cappuccio è diventato un gesto politico, come quando si usava alzare il pugno in cielo in segno di protesta o quando si portava al collo la kefiah palestinese.
Elisa Mercanti
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