Da qualche anno la velocità istantanea della messaggistica ha sostituito la lunga suspence e fibrillazione di una corrispondenza epistolare. Si va più al cinema che al teatro, si guardano più schermi che libri, si è più in confidenza coi robot che con i fumetti. Elettrodomestici avanzati e macchine del futuro risparmiano a donne e uomini sudore e sforzi. I frutti del progresso scientifico sono oggi, come è evidente, alla portata di tutti mentre continuano a farsi strada in ogni ambito della nostra quotidianità (o in quella lontana di qualcun’ altro): dalla medicina all’astrofisica, dalla domotica, alla rete, dalla fotografia alla robotica. Così, tra app che ci organizzano la vita e social che ne conoscono buona parte, tra confort, pixel e microchip, viviamo (di) ciò che il nostro tempo ci offre: da una parte godiamo dei suoi vantaggi, dall’altra ne accettiamo i rischi.
Il dibattito tra i pro tecnologia e i nostalgici del tempo che fu è però sempre acceso. Se da un lato c’è, infatti, chi difende senza esitazione i passi avanti compiuti dalla mente-umana, dall’altro non mancano coloro che ritengono si stia rinunciando a vivere “umana-mente”. Se la verità, secondo tacito accordo di una più o meno consapevole società odierna, sembra risiedere nella via di mezzo, come si deve reagire quando un’intelligenza artificiale si erge a portatrice di sentimenti? Da che parte schierarsi, cioè, se i complessi marchingegni digitali svolgono attività che mai gli si sarebbe immaginato di affidare perché ritenute prerogativa dell’uomo? Se un chatbot scrivesse poesie?
Nulla di fantascientifico come potrebbe sembrare: si chiama Xiaoice (in inglese Little ICE), è stato sviluppato dalla divisione asiatica dell’azienda di Redmond e da poco i suoi versi si trovano già nelle librerie cinesi. La pubblicazione di quello che è «il primo volume di poesie scritto da un’intelligenza artificiale nella storia dell’umanità» è stata curata dalla casa editrice Cheers Publishing. Così come che con Zo, appartenente però alla Microsoft, anche con il nuovo software smart, già disponibile su 14 social network, si può conversare per allenarlo a dare risposte quanto più attinenti e verosimili. A chi non lo ritiene in grado di produrre arte letteraria, si può rispondere che anche il programma-compositore ha molto studio alle spalle: ha imparato tutte le poesie di 519 poeti pubblicate dal 1920 a oggi. La cultura che secondo il sito web del People’s Daily, una persona vera apprenderebbe in circa un secolo di intenso studio. Un bagaglio di conoscenze tali, dunque, da permettere a Xiaoice di utilizzare le parole più attinenti e ricercate, intrise di totale unicità.
Ma non è tutto, i punti di forza di Little Ice non sono finiti qui: di rilevante spessore è infatti la sua incredibile prolificità; 10mila poemi in meno di 3 ore. «Ogni volta che vede un’immagine, diventa ispirato e crea una poesia moderna. Il processo è lo stesso dei poeti in carne ed ossa» ha detto il produttore Dong Huan. Lontano da un possibile blocco dello scrittore, dunque, l’unico difetto di Xioice sembra il tendere, a volte, ad essere un po’ ripetitivo. Così Huan, per sormontare alla piccola mancanza derivante dall’inesperienza, ne ha accuratamente scelto le opere più originali. Il volume intitolato «Sunshine Misses Windows» è suddiviso in 10 capitoli, ciascuno dei quali rappresenta l’esaltazione di un’emozione e consta di 139 componimenti.
A seguito della notizia della pubblicazione si sono – come in parte prevedibile – scatenate le polemiche. Tra i poeti che accusano il software di mancanza di sentimenti, normalmente fulcro, base e conseguenza necessaria della poesia, c’è chi esclama che «no, le macchine non possono rimpiazzarci in questo settore». Sostenendo che dare un ordine alle parole nulla ha a che vedere con l’ordinare i sentimenti. Calcolarle nulla col ricercarle per mettere nero su bianco un’emozione, niente numeri insomma, dove ci sono le lettere. Dall’altra parte, circa 3 centinaia di esperti sono convinti che l’Intelligenza artificiale in meno di mezzo secolo ci avrà superato in ogni campo: perché mai l’ambito della scrittura dovrebbe rimanervi escluso? Smettere, dunque, come ormai è diventato comune affermare, di ritenere che chi pensa diversamente da noi non sia in grado di farlo.
D’altro canto l’apprezzamento della produzione varia inevitabilmente dalla concezione che si ha di poesia. Se, infatti, si considera questa come un’occasione volta a spingere il lettore alla riflessione, non possono che essere riconosciuti i meriti di Xioice in un continuo elogio avente ad oggetto il connubio tra arte letteraria e scienza. In fondo, dietro l’avanzato creatore di versi, ci sono diversi menti umane che hanno creato lui, a cui seppur indirettamente, è forse possibile ricondurre parte delle sue rime. Ma se la poesia è, invece, sinonimo di sfogo, derivante da turbolenze interne, moti inspiegabili che muovono l’anima, bisogno di descrivere, ringraziare, raccontarsi, comunicare, ricordare o semplicemente urlare in silenzio, potrà mai essere rimpiazzata da un’ automazione?
Concetta Interdonato
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