Normalmente quando scopriamo qualcosa che suscita il nostro interesse, tendiamo a comunicarlo subito agli altri, specie se amici, parenti o partner. Anche nel bel mezzo di un’informale presentazione, spesso, ci si trova ad enumerare i propri hobby o semplicemente ciò che amiamo fare. Riteniamo, dunque, più o meno inconsciamente, parte integrante della nostra essenza quanto susciti all’animo emozioni positive. È irrilevante che si abbia o meno contezza del processo di mutazione/evoluzione a cui i gusti sono sottoposti nel tempo, così come non rappresenta un deterrente per i nostri sproloqui l’oggettiva eventuale presa d’atto di adorare cose opposte. Nessun metodo diverso dallo stilare una lista contenente le nostre passioni sembra, a volte, poter riassumere meglio chi siamo in un determinato momento della nostra vita.
Persino molte app d’incontri diffuse ai giorni nostri si affidano proprio ad algoritmi finalizzati a mettere in connessione tra loro persone simili, ritenendo fondamentale la presenza di punti in comune alla base di quella che potrebbe trasformarsi in una relazione. Molte, ma non tutte. Hater, ad esempio, è un’app creata dal giovane imprenditore di origini irlandesi Brendan Alper, che nel combinare appuntamenti si basa sulle cose che i due utenti odiano. Gli utenti, infatti, nel registrarsi, se da un lato sono chiamati a compilare molti meno campi, relativi ad informazioni personali, rispetto a quelli necessari per l’utilizzo ad esempio di Tinder, dall’altro dovranno specificare le cose che gli irritano.
Il software permette di esprimere la propria negativa opinione su più di 3000 tematiche, oltre, la possibilità di quantificare il livello di gradimento. Qualsiasi tipo di hater, insomma, eccezion fatta forse soltanto per quell’ampia fetta di persone che odia i siti d’incontri. Così i più golosi scorreranno il dito verso l’altro davanti l’immagine di un bel e buon gelato, i più atletici, invece, subito in basso alla vista di gente che cammina lentamente. L’app, rilasciata lo scorso anno prevede, inoltre, frasi preimpostate che faciliteranno “l’hater di serie TV” ad approcciarsi alla sua anima gemella per eventualmente, poi, invitarla ad uscire.
Al di là delle opinioni contrastanti intorno agli appuntamenti online, ai rischi e ai pericoli della rete, alla magia che si cela dietro la casualità di un incontro, l’app ci pone davanti un interrogativo: può davvero la condivisione di astio essere scintilla che genera amore? Nell’attesa di arrivare ad una risposta univoca, non possiamo che augurare, con o senza un’app, a tutti gli “odiatori” della solitudine di trovare la propria dolce metà.
Concetta Interdonato
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