Pagare la merce cedendo i propri dati personali? Sembra la trama di un film, ma oggi è possibile nel primo “Data Dollar Store” del mondo.
La Kaspersky Lab, azienda russa produttrice di software per la sicurezza informatica, ha aperto un negozio molto particolare nella East London’s Old Street Station. Lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo l’importanza di proteggere i propri dati personali.
Il Data Dollar Store, così chiamato il punto vendita, distribuisce oggetti come stampe, tazze e magliette create dall’artista Ben Eine, molto amato e conosciuto in Inghilterra. La particolarità del negozio è che la merce può essere pagata solo con i Data Dollars, cioè i propri dati personali. Una tazza, ad esempio, può essere acquistata cedendo le ultime foto scattate con lo smartphone, indipendentemente dal soggetto ritratto e il contesto. Una maglietta, invece, costa cinque conversazioni WhatsApp scelte dal rivenditore.
Ma cosa succede ai dati raccolti? Questi vengono trasmessi per 48 ore su uno schermo posto all’interno della vetrina dello store allo scopo di mostrarli a tutti i passanti. Tutto ciò viene spiegato ai clienti al momento dell’acquisto in modo che abbiano chiaro il fatto che stanno vendendo la propria privacy rendendola visibile a perfetti sconosciuti. Sul canale YouTube dell’azienda è presente un video che mostra l’intero esperimento.
La maggior parte dei clienti, dopo lo shock iniziale, ha accettato la proposta. Pur di portare a casa l’oggetto desiderato, molti hanno ceduto le proprie informazioni personali al negozio. Buona parte dei visitatori, però, ha lasciato il punto vendita a mani vuote, rifiutandosi di rinunciare alla propria privacy.
Che i dati personali abbiamo un valore, era già cosa nota. Nel 2013 il Financial Times ha pubblicato un articolo al fine di spiegare che le informazioni private di una persona (sesso, età eccetera) valgono 0,0005$. Ciò significa che per acquistare i dati di 1000 individui, le aziende spendono solo 0,50$. Una cifra irrisoria e ridicola se si pensa a quanto siano importanti, e ultimi, alle aziende per capire meglio i propri consumatori, soprattutto quando operano sul Web. Il giornale ha creato, inoltre, una sezione sul proprio sito per permettere agli utenti di calcolare quanto valgono i propri dati, promettendo, però, di non salvarli, venderli o condividerli, rispettandone, quindi, la privacy e riuscendo a soddisfare la curiosità di molte persone.
Martina Sacco
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