Quando si guarda la televisione è difficile non imbattersi in ragazze avvenenti che hanno la funzione di oggetto decorativo all’interno di un programma. L’uso del corpo oggettivato della donna non è certo un argomento nuovo, ma non sarebbe ora di capire perché nel 2017 si senta ancora l’esigenza di costruire questi noiosi modelli culturali?
Di per sé la società si è abituata alla nudità e non è neanche questa la cosa che dovrebbe scandalizzare, insomma un bel corpo fa piacere a tutti, il problema sta nel contestualizzarlo. A tal proposito, Giovanni Sartori spiegava che «L’immagine deve essere spiegata ed è la spiegazione che ne viene data sul video che è costitutivamente insufficiente». Pochi giorni fa nel programma Ne Parliamo sabato, appariva il famoso decalogo riguardante le donne dell’Est su cui si è tanto discusso, tacciato di razzismo e sessismo: «Sono sempre sexy, né tute né pigiamoni», così recitava il secondo punto della lista.
Ancora una volta, quindi, il corpo della donna è subordinato all’immaginario della “sensuale a tutti i costi” o di “casalinga disperata”. Nessuna sfumatura per la Rai che dopo pochi giorni ha cancellato il programma dal palinsesto e si è scusata. Quello che resta, però, è il fatto che questo spettacolo imbarazzante è stato seguito da persone qualunque, anche ragazzi giovani ed adolescenti, che incamerano questa mentalità molto rapidamente e molto meno rapidamente riescono a riflettere su quanto sia danneggiante tutto ciò. Ovviamente, questo non è l’unico esempio, basta pensare allo show di Paolo Bonolis Avanti un altro pieno di apparizioni di quei corpi sessualizzati allo stremo e forse, addirittura, noiosi nella loro banalità.
Magari è banale anche domandarsi di chi sia la colpa di questi modelli preimpostati che generano un’involuzione nei contenuti dei programmi sul piccolo schermo. Dei presentatori? Dei produttori? Degli spettatori? Degli uomini? Delle donne? D’altronde queste immagini sono sotto l’occhio di tutti, resta da chiedersi perché la società abbia ancora bisogno di queste umiliazioni continue. Ciò che allarma davvero è l’apparente indifferenza del pubblico femminile che guarda con una lente specchiata la televisione e che troppo spesso non si rende conto di quanto sia danneggiante questo modello propinato. Quindi una delle domande è: dove sono le donne che non vogliono subire tutto questo? Certo è che, come scrive Lorella Zanardo, «I grandi cambiamenti non avvengono in un giorno», ma si dovrebbe cominciare già da adesso per le generazioni future.
Serena Borrelli
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