Il regista Nabil Ayouch, a due anni dal film “Much Loved” (2015), ha deciso di lanciare una nuova provocazione. Il lungometraggio “Razzia” mostra tematiche considerate tabù, ma rende anche omaggio alla bellezza del Marocco e di Casablanca. Sarà proiettato al Festival di Toronto e l’anno prossimo arriverà in Italia.
Nabil Ayouch è un regista franco-marocchino di fama internazionale. Dal 2015 ha ricevuto vari riconoscimenti, ma i suoi lavori hanno anche scatenato reazioni negative a causa dei temi trattati. Addirittura il suo primo film Much Loved, vicenda di quattro prostitute a Marrakech, era stato censurato in Marocco e nel resto del mondo arabo. Negli anni il regista è stato vittima di numerose minacce, però ha continuato a raccontare storie provocanti. Il suo nuovo film si intitola Razzia e arriverà in Italia nel 2018.
Questa nuova opera di Nabil Ayouch nasce dal desiderio di sollevare temi che sono rimasti a lungo dei tabù. I personaggi principali di Razzia sono cinque, il loro legame è creato da un insegnante comune. Ciò permette al regista di parlare anche delle riforme educative del 1982, che hanno avuto un grande impatto non solo in Marocco. Il film punta su persone che cercano la libertà, il diritto di esprimersi, in particolare per le donne perché è sempre più difficile. Si affrontano l’intolleranza e il rifiuto di accettare le differenze nei vari strati sociali, in quanto ognuno dei protagonisti parte da una condizione diversa. C’è un collegamento con Much Loved che è rappresentato dal personaggio di Samila, una ragazza in lotta per la sua indipendenza.
Le riprese, le scene, gli sfondi e tutte le immagini del film sono state interamente girate in Marocco. La volontà di Nabil Ayouch è quella di celebrare ed omaggiare il proprio paese e le sue città. A tal proposito vengono mostrate le varie facce di questa terra: dalla città antica ai nuovi edifici art deco, dai quartieri più poveri ai palazzi dei più ricchi, dall’entroterra alla costa. Secondo il regista il primo film che contribuì a plasmare l’immagine iconica che tutti hanno in testa fu Casablanca. Spiega, però, che quest’ultimo non mostra nulla della città reale e il suo intento è quello di «riprendere quello che ci appartiene» mettendo in scena la realtà magrebina.
Chiaramente un film di questo genere porta l’ideatore ad esprimere i propri pensieri. Nabil Ayouch ha molto a cuore la questione dell’indipendenza femminile nel mondo arabo. «Io credo che la donna faccia paura all’uomo perché occupa uno spazio che l’uomo vuole essere l’unico a occupare. Che sia economico, sociale, culturale o semplicemente di libertà. È una paura irrazionale ma strutturata, per questo così difficile da scardinare. Ci sono donne molto coraggiose, che lottano contro questi stereotipi. Per me sono eroiche». Infatti nei propri lavori il regista sottolinea la forza di queste donne, per convincere anche le altre che il cambiamento è possibile. Pur essendo cresciuto in un contesto islamico, Nabil non ha idee repressive o troppo conservazioniste. Spiega di essere stato educato a non accettare le disfunzioni della società.
La libertà d’espressione sta regredendo in questi anni e la mentalità è in declino non solo in Marocco, ma in tutto il mondo secondo Ayouch. «Per me il punto nodale è la trasformazione dell’uomo. Come sia possibile che un uomo nella sua stanza, nell’intimità, accetti di dare ruolo alla donna, e non appena esce si trasformi e il suo ego, la sua mascolinità si impongano di nuovo. Questo indica che non è un problema della persona, ma della struttura sociale che favorisce questa specie di schizofrenia». Quindi, con l’aiuto dei suoi film e dei temi trattati, Nabil Ayouch vorrebbe provare a rendere consapevoli le persone che una rieducazione della società è più che necessaria. Soltanto così si potrebbero fare dei passi in avanti.
Sara Tonelli
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