Girovagando per le strade di Berlino, città giovane, all’avanguardia e piena di energia, non si può fare a meno di notare i segni della sua drammatica storia recente che, come cicatrici, riportano la mente a quel triste passato che tutti vorrebbero dimenticare. A questo, come se non fosse già abbastanza, si aggiungono anche i nostalgici del Terzo Reich che, sputando odio e ignoranza, imbrattano, con svastiche e frasi sprezzanti, i muri della loro città, soffocandone la sua eclettica bellezza. Da qualche mese, però, un gruppo di ragazzi ha deciso di provare a combattere questo fenomeno dilagante con un’arma molto potente: la street art. Loro si chiamano Die kulturellen Erben e sono un gruppo di ragazzi legati alla cultura hip hop e graffitara. Tutto ciò ebbe inizio grazie a Ibo Omari, trentacinquenne berlinese e proprietario di un negozio di colori che, stanco di vedere disegni e inni razzisti sui muri di un parco per bambini del suo quartiere, ha cominciato a dipingere trasformando gli aridi simboli del nazismo in simpatiche figure e animaletti.
Il gesto istintivo di Ibo è stato fonte di ispirazione per altri graffitari che hanno seguito il suo esempio e ciò ha portato alla nascita di un vero e proprio movimento il Paint Back che, seppur ancora piccolo, ha riscosso notevole successo a Berlino; ora, sono gli stessi cittadini a chiamare i writers per coprire le svastiche con le loro opere. Della serie “tutti per uno, uno per tutti” contro il nazismo.
Simpatici gufetti, innocui conigli, variopinti fiori e persino un cubo di Rubik sono solo alcuni dei disegni realizzati dal collettivo. Un modo giovane e originale per diffondere un messaggio di pace e fratellanza e per incentivare tutti all’impegno sociale nella lotta contro gli xenofobi che, di questi tempi, deve diventare un vero e proprio dovere nei confronti della comunità. Il lavoro dei writers si basa, infatti, sulla convinzione che l’ironia e la parodia possano essere efficaci deterrenti contro gli estremisti che, prendendosi sempre molto sul serio, vengono così ostacolati e depotenziati. Il fondatore del Paint Back è inoltre consapevole che in Germania e in tutt’Europa sia un periodo storicamente complesso perché, come riferisce lui stesso alla rivista Bento «viviamo in un’epoca dove Adolf Hitler è di nuovo in cima alle classifiche dei bestseller», alludendo al successo della nuova edizione critica del Mein Kampf, dal 2016 non più vietato in Germania.
Un movimento come Paint Back non poteva che nascere a Berlino, famosa per i suoi graffiti, dove si contano circa cinquantamila artisti e dove è anche possibile prendere parte a visite guidate alle opere più famose. Una forma d’arte, la street art, non sempre vista di buon occhio perché considerata una contro-cultura e perché spesso legata a fazioni politiche. Chissà che il nobile fine dei ragazzi di Berlino, riesca anche a mettere sotto una nuova luce l’intero movimento artistico avvicinando, così, anche i più scettici a questa forma di espressione.
Nella capitale tedesca, Ibo Omari & Co. si sono già fatti conoscere e, ora, vivono nella speranza che altre città tedesche abbiano la stessa sfrontatezza e intraprendenza per seguire il loro esempio cancellando dagli edifici le tracce del più infimo dei mali.
Alessia Mingori
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