Dopo due anni di attesa dal fenomenale debutto con An Awesome Wave, gli Alt-J (∆) pubblicano il loro secondo lavoro in studio, dal titolo This is All Yours. La band, orfana da quasi un anno del bassista Gwil Sainsbury, aveva anticipato questa uscita con tre singoli. Nell’ordine: Hunger of the Pine, Left Hand Free e Every Other Frickle. Proprio questi ultimi avevano spaesato – nel bene e nel male – i numerosi fan del gruppo, mostrando una notevole evoluzione musicale degli artisti e un netto distacco dallo stile del primo album, senza però mancare dei tratti tipici del trio. Se il loro debutto era caratterizzato da notevoli riff elettronici e da un gran lavoro di basso e chitarra, infatti, le nuove tracce tendono molto di più al genere ambient, mettendo quindi più in risalto il lavoro del sintetizzatore e delle numerose percussioni.
Già nel consueto Intro e nei primi due brani della tracklist (Arrival in Nara, Nara e Every Other Frickle) si trova un assaggio di quello che sarà This is All Yours: una produzione che concede grande spazio alle tastiere e a strumenti a corda più leggeri, con pezzi che vanno a sviluppare un suono quasi etnico, perfettamente condito da piatti, campanelli e metronomo, tratto distintivo della batteria di Thom Green.
Segue Left Hand Free, uno dei singoli più vivaci fra quelli appena usciti, a dimostrazione della volontà del gruppo di darsi a un sound più dolce e ricercato: il brano, caratterizzato da un gran riff di chitarra e una notevole tastiera che si esibisce in un bell’assolo in pieno stile anni Settanta, si inserisce perfettamente nel complesso generale e, insieme al successivo intermezzo musicale, fa da spartiacque fra la prima e la seconda parte del nuovo progetto discografico. La suddetta seconda parte è caratterizzata da melodie più tenui, come si nota in Choice Kingdom, Warm Foothils e Pusher, nonché nei diversi elementi di elettronica utilizzati – ed è il caso di Hunger of the Pine e The Gospel of John Hurt. I primi singoli sono quasi delle delicate ninna-nanne, mentre i secondi riescono a colpire di più grazie a suoni a volte più duri. Menzione speciale per Bloodflood pt.II, chiaro richiamo alle canzoni della precedente produzione discografica, Bloodflood e Fitzpleasure (il testo non è altro che l’unione dei testi degli altri due pezzi), che incarna alla perfezione il nuovo stile degli Alt-J: un perfetto connubio di effetti elettronici e armonie generate da tutti gli strumenti, i quali, uniti alla voce delicata di Joe Newman, danno vita forse al loro brano più bello e intenso, forse anche per merito dei numerosi archi e fiati. Il nuovo capitolo musicale della band si chiude con Leaving Nara, a propria volta caratterizzato dalla perfetta fusione di suoni elettronici – batteria compresa – e di dolci accordi al pianoforte. La differenza sostanziale di This is All Yours rispetto a An Awesome Wave sta nell’assenza del bassista Gwil Sainsbury, la cui grande personalità come musicista fa sentire molto la sua mancanza, purtroppo e per fortuna. Infatti, sebbene questo da un lato penalizzi determinate track, probabilmente meno incisive rispetto a brani come Breezblocks, Dissolve Me e Something Good, dall’altro lato ha permesso alla band di dare largo spazio a una musicalità nella quale il basso fa solo da accompagnamento, per quanto in maniera sempre sublime.
Sicuramente gli Alt-J hanno dimostrato di essere finora un gran gruppo, costruendo poco per volta un percorso che tenga conto di differenti esperimenti e sonorità, ma che non snaturi l’essenza originaria del trio. È grazie a ciò che la sfida del secondo lavoro è stata vinta e che è pronto a partire con un probabile sold out il tour europeo, che prevede anche una tappa italiana al Mediolanum Forum di Assago (MI), il 14 Febbraio 2015. Pronti a goderci This is All Yours, non possiamo che sognare già un terzo album, capace di consacrare definitivamente quella che di certo è una delle realtà più promettenti del panorama musicale attuale.
Raffaele Auteri
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