David Lynch, artista poliedrico molto chiacchierato, ha dichiarato il suo ritiro dal mondo del cinema. «L’arte si è ormai rovinata», ha dichiarato il produttore cinematografico, in un’intervista rilasciata al Sidney Morning Herald.
Il regista di Elephant Man e Mulholland Drive, che da venerdì 26 maggio torna in tv, su Sky, con Twin Peaks 3, durante la sua prospera carriera, ha coltivato uno stile narrativo e visivo caratterizzato da una forte componente surrealista che, gli appassionati, riconoscono a colpo d’occhio. Sequenze angosciose e oniriche, immagini crude e, il sonoro estremamente suggestivo, sono solo alcuni degli elementi caratteristici dei film prodotti da Lynch. E allora in molti si chiedono cosa abbia spinto il genio del Montana ad abbandonare per sempre la macchina da presa: «Le cose sono cambiate troppo. Molte pellicole, annoverabili nella categoria dei lungometraggi grandiosi, hanno faticato al box office. Altre, sebbene di successo, non avrei mai voluto realizzarle io». Una sentenza che non sembra lasciare spazio a ripensamenti e in cui, qualcuno, vi legge, tra le righe, una critica alla mediocrità narrativa del cinema contemporaneo.
In questa prospettiva, dunque, poco importa se, negli anni, David Lynch abbia lavorato su progetti e sceneggiature innovative; per il rammarico dei suoi fan, i suoi ultimi lavori non vedranno mai la luce delle proiezioni cinematografiche. Inland Empire (2006), rimarrà il suo ultimo film e, per chi sperava che il regista mantenesse la promessa di mettere in scena il romanzo di Kafka Le Metamorfosi, la delusione sarà notevole. Le sue opere, orientate a indagare i lati più oscuri, intimi e intricati della mente umana, non hanno mai riscosso molto successo ai box office, ma sono sempre state molto apprezzate dalla critica e dai fan. A questo punto, però, rimuginare sul passato risulta superficiale nonché inutile e, ai seguaci dei film di Lynch, non resta che consolarsi con l’imminente arrivo della terza stagione di Twin Peaks, i cui trailer, delle nuove puntate, enigmatici e travagliati, riflettono pedissequamente la natura artistica del regista.
Alessia Mingori
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